Concerto Jazz stasera 11 aprile

Saremo a La Bottega del Caffè, stasera alle 21, io e il mio gruppo, il Jazzin in Blue Jeans Quartet, in Viale Caprera 35, Livorno. Interverrà Claudio Marmugi con un suo monologo e Rita Bottoni e Donatella Lami esporranno i loro quadri. La rassegna che si protrarrà fino al 18 aprile, ha il nome di “Confronti 2009”, patrocinata dal Comune di Livorno, dalla Provincia e dalla Commissione Provinciale Pari Opportunità. Vi aspetto, se potete.

Non ho parole, e se ce l’ho sono brutte…

Mi sono preso alcuni giorni di riflessione, da quando quel dannato terremoto ha ferito mezzo Abruzzo. Da vomito poi certe cose che ho visto in Tv. In primis le parole della conduttrice del TG1 l’altra sera che, con orgoglio, ci ha fatto sapere che Porta a porta di Vespa aveva avuto il 27% di share. Brava, avevamo un bisogno tremendo di saperlo. Sì, l’importante è che i grandi mezzi di mamma Rai abbiano superato quelli di Mediaset con il suo Matrix speciale! E poi vedere Berlusconi, quell’omino con i capelli finti, con il casco rosso protettivo in mezzo alla gente, mi ha fatto ridere: era l’unico ad indossarlo. Poverino… non si sa mai che qualche calcinaccio poteva colpirlo all’improvviso… e senza di lui il Paese come andrebbe avanti? Quindi proteggiamolo. E i politici in Tv con la loro retorica evergreen, le promesse, la demagogia, la speranza che “i terremotati abruzzesi non saranno lasciati soli”. Vedremo. Ma ho i miei seri dubbi. E poi, ciò che mi ha un po’ deluso, sono alcuni dei bloggers che gravitano intorno a questo mio blog: nessuno in questi giorni è venuto da me. Nessun problema, posso stare da solo benissimo. Però sono andato a sbirciare, per curiosità, sui loro blog: sempre le stesse stronzate: ciao… come stai? ieri la frittata mi è venuta male… che freddo che fa ancora qui… domani vado al mare… coccolino ti amo… tvb… e altre cose del genere. Non vale per tutti, ovviamente. Ma, a parte qualche rara eccezione, mi aspettavo di più. Mah! Forse sono io a sbagliarmi. Mando un mio saluto a tutta quella gente che in questo momento sta soffrendo per aver perso figli, genitori, parenti, case, soldi, tutto.

Cose da salvare…

Sono queste le cose che io salverei: la donna, perché senza di lei non proveremmo mai un sentimento forte come l’amore. I figli: perché senza di loro non proveremmo mai un sentimento forte come l’amore. I genitori: perché senza di loro non proveremmo mai un sentimento forte come l’amore. La musica: perché se hai voglia di piangere, la musica ti libera dalle lacrime che non vogliono uscire. Rita Levi Montalcini: perché lei è la dimostrazione che se il cervello lo fai lavorare, è la vecchiaia a spaventare la morte e non il contrario. Il mare: perché il suo colore e il suo rumore ti fanno apprezzare la vita. Gino Strada: perché un uomo come lui insegna l’altruismo e il vero senso di essere medico. Berlusconi: perché se non ci fosse, non lo potremmo prendere per il culo, rinunciando a un sacco di risate. E ridere allunga la vita.

E allora parliamo di uomini, no?

Uomini.jpgCi siamo scontrati sugli omosessuali nel post precedente, la terza sessualità, come la chiamo io, cosa che invece è considerata, per altri, una malattia. E allora adesso parliamo di noi uomini. Vediamo il punto di vista delle donne nei nostri confronti, e degli stessi uomini che tentano di analizzarsi. A voi la parola. Anticipo il prossimo post: parleremo delle donne. Ovvio, no?

E rabbia fu…

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Dagli ultimi post che ho scritto è venuto fuori ciò che temevo: la rabbia di quasi tutti coloro che hanno risposto. Certo, è vero, ho parlato di infibulazione, di medici che dovrebbero denunciare i clandestini, di stupri, del peggio del peggio, insomma. Rabbia. Chi vuole la pena di morte, chi vorrebbe tagliare il pene agli stupratori, chi vorrebbe sparare sui barconi dei clandestini. Rabbia. In parte giustificata. E questa rabbia è una reazione all’impotenza dello Stato, di coloro che dovrebbero proteggerci, dei giudici che amministrano la giustizia, del sistema che non funziona, della società alla sbando. No, non è con la rabbia che risolveremo la situazione. Non esistono però gli ingredienti per sanare le piaghe che ci assillano, ci resta solo la speranza che ogni singolo ragioni, e che si avvicini a un altro per farlo ragionare, che a sua volta ne avvicina altri due per farli ragionare. Uniti si vince, o almeno si può tentare di vincere. Dimentichiamo la rabbia. Sì, anch’io sono arrabbiato, e questo non mi va bene.

I medici livornesi e i clandestini

Riporto con molto piacere una lettera che Eliano Mariotti, Presidente dell’Ordine, ha scritto per Il Tirreno:

Il Consiglio provinciale dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Livorno esprime forte disagio e dissenso per i contenuti presenti nell’emendamento al decreto legge n. 733 in merito alla possibilità di denuncia, in occasione di prestazioni sanitarie, di immigrati non in regola con i permessi di soggiorno. In particolare ritiene che tale procedura, oltre ad essere in netto contrasto con il giuramento professionale nel quale il medico si impegna ad esercitare la professione senza discriminazioni di etnia, religione, ideologia, sesso, ecc. è in contrapposizione con gli articoli 3, 5, 10 del codice deontologico che prevedono la tutela della salute del singolo e della collettività e la necessità di mantenere il segreto professionale, elemento basilare nella professione medica. Pertanto l’ordine dei medici si pone a tutela e salvaguardia del codice deontologico e si dichiara pronto ad intervenire in ogni caso in cui si ricorra in una violazione dello stesso.

Ecco, una lettera che mi pare degna di nota. E’ vero: il medico deve curare senza guardare se l’ammalato è nero, bianco, immigrato, clandestino, australiano, romeno, albanese, musulmano, cristiano. A voi la parola, bloggers.

Castrazione chimica

Dunque la Lega propone la castrazione chimica per gli stupratori. Un emendamento al decreto legge antistupri della Lega, in discussione alla Camera, prevede che chi si sottopone di sua spontanea volontà alla castrazione chimica otterrà nuovamente i benefici di legge. Ora io dico, lo stupro è davvero qualcosa di inaccettabile, di doloroso per chi lo subisce, di condannabile senza alcun dubbio e quindi, chi compie questi atti, deve essere punito. Con il carcere, con il carcere duro. Ma signori… non torniamo ai tempi del Medioevo per favore. A caldo sarei capace di uccidere chi facesse del male ai miei figli, ma poi la ragione deve prendere il sopravvento. Il problema maggiore è che è inutile rendere più dure le condanne: basterebbe che le pene stabilite dalla legge fossero rispettate. E’ diventato un luogo comune ormai dire che ogni volta che qualche delinquente viene preso, alla fine poi non sconterà mai gli anni di prigione che gli vengono inflitti. E i delinquenti lo sanno. Di conseguenza “si sentono in diritto” di compiere atti aberranti, tanto poi, dopo un mese è già fuori. Ecco, la castrazione non serve, basterebbe solo che se qualcuno viene condannato a dieci anni, si faccia i dieci anni per intero. Senza sconti. Ogni tanto la Lega la fa fuori dal vaso, come si dice in Toscana. Dulcis in fundo, la Lega, con un altro emendamento, vorrebbe istituire volantini con su la scritta “wanted”, con l’identikit dello stupratore. Dico io… ma dove siamo? Nel Far West? Stupratori in galera! Semmai buttiamo via la chiave…

Il Jazzin’ in Blue Jeans Quartet al Cinema Teatro Lux di Pisa

Piano.jpgSabato 21 marzo sarò con il mio gruppo, il Jazzin’ in Blue Jeans Quartet, al Cinema Teatro Lux di Pisa. Apriamo una rassegna musicale ben organizzata dal Lux e patrocinata dal Comune di Pisa. “Lux Unplugged” si chiama questa seconda stagione dedicata alla musica in acustico, o perlomeno non troppo invasiva, dove lo spettatore potrà gustarsi suoni e voce. Lo spettacolo inizierà alle 21,30, l’ingresso sarà di € 8,00 e per info e prevendita potete contattare il Teatro stesso: info@cinemateatrolux.it Il telefono è 050/830943. Il programma del “Lux Unplugged”: sabato 28 marzo “Marta sui Tubi”; sabato 4 aprile “Andy Gravish and The Italian Jazz Friends 4tet”; sabato 18 aprile “Le attese di un puntuale”; 25 aprile “Chiasso Mozzo”. Vi aspettiamo e fateci fare una bella figura!

Infibulazione

Infibulazione.jpgL’infibulazione delle ragazze consiste in un operazione chirurgica dove viene tolto un parte dell’organo sessuale della donna; può consistere nell’asportazione delle “grandi e piccole labbra” vaginali e il clitoride e poi cucire il resto lasciando un piccolissimo foro, che non permette neanche l’ingresso di un fiammifero; tuttora, l’operazione viene praticata secondo tre tipi diversi.

 

Al momento della “cerimonia” le ragazzine più grandi non devono gridare: sarebbe una prova negativa, farebbero vergognare i loro genitori.”Se piangi non sei degna di tuo padre”, cantano le donne del villaggio. All’uscita le piccole trovano i tam tam ad accoglierle: è una festa. “Se non sei escissa non hai amici, non hai diritto a farti corteggiare da nessun ragazzo, non puoi comportarti da donna”. Sette giorni per rimarginare la ferita, altrimenti si va in ospedale. Se si sopravvive in quella stanzetta buia, lontane da casa, spesso lontane dai genitori, dopo essere state tagliate con un coltellino arrugginito senza nessuna anestesia.

 

Ma cosa si intende esattamente per “mutilazioni genitali”? Il termine si riferisce alla rimozione di parte o di tutto l’organo genitale femminile. La forma più grave è l’infibulazione, conosciuta anche come “circoncisione faraonica”, riguardante circa il 15% di tutte le mutilazioni genitali in Africa. La procedura prevede la clitoridectomia (rimozione del clitoride), l’escissione (rimozione delle piccole labbra), e il taglio della grandi labbra per creare due superfici lisce che vengono poi cucite per coprire la vagina. Viene lasciato solo un piccolo foro per l’urina e il flusso mestruale. Altre forme (leggermente meno gravi) di mutilazione sono la sunna (“tradizione”, in arabo) che consiste nella rimozione del cappuccio del clitoride e la tahara (“purificazione”), con la quale vengono rimossi il clitoride e le labbra adiacenti.

Effetti fisici e psicologici

Le mutilazioni genitali possono anche rivelarsi mortali. Spesso si verificano infezioni ai genitali e alle aree circostanti. Frequenti sono anche setticemia, shock emorragico e ritenzione delle urine. L’infibulazione è spesso praticata in condizioni sanitarie pessime. Vengono usati coltelli, rasoi, pezzi di vetro. Quasi nessuno ricorre all’ospedale. Altissimo è il rischio di trasmettere il virus dell’epatite o dell’HIV. L’infibulazione provoca spesso la frigidità sessuale o comunque notevoli problemi di carattere psicologico, spesso irreparabili. Fatti normali come il ciclo mestruale si trasformano in un vero incubo. I rapporti sessuali sono dolorosissimi e le gravidanze una vera e propria tortura.

 

(estrapolato da un articolo di Antonello Sacchetti e da un’analisi sull’infibulazione del Dr. Hamid Al-Bashir Ibrahim)

 

A noi tutti bloggers la possibilità di commentare ciò che ancora viene praticato in Sudan, Somalia ed altri Stati africani. Una ex modella, bellissima, di nome Waris Dirie, da anni lotta contro l’abrogazione di questo”rito religioso”, per salvaguardare la salute fisica e psicologica delle donne. Pensare che molte donne di quei Paesi, di una certa età, sono convinte che l’infibulazione sia cosa giusta. Anche qualche secolo fa alcuni pensavano che l’Inquisizione fosse cosa giusta. Solo che adesso siamo nel 2009.

Chi ha un profilo su Facebook, può iscriversi ad un gruppo che parla proprio dell’infibulazione e combatterla.

Sergio

Le regole

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Le regole determinano l’etica da seguire e chissà quante persone hanno seguito la logica delle regole per raggiungere la Fede. Tutte le religioni hanno regole, dettate da princìpi inconfutabili: regole spesso partorite da uomini senza scrupoli per trarne vantaggio o nate da culture che avevano la necessità di sottostare a determinate discipline.

Però non sempre le regole sono state o sono negative e distruttive: molte hanno la capacità di debellare l’aggressività, l’impulsività, l’inattività.

Personalmente odio le regole, ma capisco che non possono non esistere, che l’uomo ha bisogno di punti di riferimento, di certezze, di appigli per non cadere nel vuoto.

Le odio perché molte di esse sono ingiuste, inconcepibili e inaccettabili, dure, illogiche.

Quando ero bambino sentivo che molte delle regole che mi gravitavano intorno non potevano essere accettate; la mia essenza era ancora troppo acerba, ma ero lungimirante abbastanza per guardare un po’ più in là del mio naso. Mi ricordo il libro di religione di mia sorella: mi divertivo a sfogliare i suoi libri quando ancora non sapevo leggere o conoscevo appena l’alfabeto. Bene, c’erano delle figure su quel libro che rappresentavano il Paradiso, il Purgatorio e l’Inferno. La cosa che mi colpì maggiormente fu l’Inferno: il Diavolo, disegnato nel più classico dei modi, metà uomo metà animale, le corna, lo sguardo cattivo, coperto da una disgustosa peluria, aveva in mano un forcone con il quale spingeva sadicamente degli sventurati in una fossa. Da questa fossa usciva il fuoco, i cattivi bruciavano, il Diavolo sorrideva, una lunga fila di anime cattive aspettava il proprio turno per essere gettata nell’eterno fuoco infernale. Se ancor oggi, a distanza di tanti anni, ho in mente questa raffigurazione dell’eterna punizione ai nostri mali, vuol dire che certe regole sono rimaste indelebili nella mia mente. Ma non le accetto.