Livorno e la sua coerenza

D’accordo, il voto è libero e ognuno ha il diritto di scegliere chi vuole. Però questa volta molte persone si sono lasciate condizionare un po’ troppo dalla campagna elettorale della Lega o addirittura, da alcune parti, dall’estrema destra. Leggo il giornale stamani, e vedo che la Toscana rimane un baluardo della sinistra, e che Livorno è l’unica città ad aver subito in minimo della pressione del Pdl o di altri partiti all’opposizione. E ne sono orgoglioso, perché sono toscano, e livornese. C’è da dire che i livornesi, agli occhi di tutti, sono caciaroni, urloni, sempre sopra le righe, sarcastici, confusionari… ma gli va dato il merito che non cambiano idea troppo facilmente. Il sindaco Cosimi ha stracciato la concorrenza, e il Pd rimane ben saldo al suo posto. Questo per dire che non si può cambiare bandiera troppo facilmente, che se uno è di sinistra deve avere fiducia nel suo partito, criticarlo, sì, è doveroso, ma anche spingerlo ad essere sempre politicamente corretto e onesto, costruttivo e mai demagogico. La Lega sta facendo passi da gigante, ed è stata capace di conquistare “i territori”, andando sul campo a dire che “abbiamo bisogno di un Paese più sicuro e che non vuole l’immigrazione senza argini”. Ecco, quello della sicurezza e dell’immigrazione è un punto focale, e la Lega ha puntato su questo. E gli elettori indecisi, convinti che avremo un’Italia più sicura ha dato il suo voto a Bossi & C. E poi la percentuale dei votanti è stata pessima, ai minimi storici. Non va bene. Perché tu che non hai votato hai lasciato a me la responsabilità di decidere anche per te. Stanco? Qualunquista? Non va bene. Il voto, come si dice, è un diritto, ma anche un dovere, e allora poi non vi venite a lamentare se chi ci comanda non fa le cose per bene: voi avreste potuto ribaltare la situazione non l’avete fatto. Livorno, con tutti i suoi difetti, è coerente, e sono convinto che lo rimarrà molto a lungo.

I poveri e la tecnologia

Sono un uomo tollerante, quasi sempre. Non sono razzista né vorrei che tutta quella povera gente che arriva dall’Africa con quei barconi mezzi sgangherati venissero respinti. Sono multietnico come la mia città, qualche volta compro fazzolettini o accendini dai senegalesi o do qualche spicciolo a chi me lo chiede. Non faccio distinzione fra un rom o un marocchino: sono tutti uguali. Uguali a me e a te. Però… c’è un però. Ieri passo davanti al supermercato che ho sotto casa, e lì, seduta sullo scalino della porta d’ingresso, c’era una rom che chiedeva l’elemosina, con la sua scatolina di cartone con qualche spicciolo dentro. Ma, indifferente alla gente che passava e che la guardava, lei era presa da un’animata discussione con il suo interlocutore. Al cellulare. Poveri moderni? Rom moderni e tecnolocizzati? Non ci sto. Perché se sei povero non ti puoi permettere il cellulare, e io non sono “in dovere” di farti l’elemosina per pagarti la scheda. Semmai ti do i soldi per un panino. Ma questa purtroppo è la differenza tra un rom (non tutti, ovvio) e un senegalese: il primo è spesso strafottente e non si vergogna né di parlare al cellulare di fronte a te o andare in giro con macchinoni di gran marca, mentre il secondo se non altro ti vende qualcosa, cercando di non perdere quella millenaria dignità africana legata ai grandi spazi e al tempo senza limiti.

Il tempo

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Ero un bambino, e come per tutti i bambini il tempo non ha identità né confini né misure. Il tempo è il sole che nasce e che muore, la notte uno spazio per sognare. Mi bastava, nelle prime mattine tiepide di aprile, sedermi sugli scalini di marmo del giardino e godere di quel primo sole, pensando a quale sarebbe stato il gioco migliore da fare. Le formiche mi passavano davanti, già al lavoro, tutte in fila, s’incrociavano, ognuna con il proprio compito da sbrigare. Mio padre, prima di andare al lavoro si sedeva accanto a me, mi parlava, mi accarezzava sulla testa con quelle mani grandi e un po’ callose da meccanico, e mi sorrideva con quel suo sorriso storto che da giovane aveva fatto innamorare mia madre. Nella semplicità delle nostre cose non mancava mai il tempo per una carezza o una parola. L’estate passava lenta, i giorni erano lenti, pieni di tempo, dove le ore non erano di sessanta minuti, ma di spazi infiniti. I fichi, le ciliegie, le nespole, le susine… tanti frutti crescevano nel mio giardino, e ogni stagione ne aveva uno. Vedevo le foglie cadere in autunno, e le foglie ricrescere in primavera, ma tra un ciclo e un altro c’era di mezzo una vita, non le stagioni. Non c’era niente che scandisse il tempo. Un respiro e mi ritrovo padre, due figli che respirano il mio stesso tempo immobile. Un altro respiro e i figli sono grandi. Le ore adesso passano lentissime, ma i mesi e gli anni sembrano volare. Un altro respiro e mi ritrovo solo, a pensare a quanto quella carezza di mio padre fosse infinita.

Vi regalo un altro pezzo jazz…

E’ un pezzo jazz che dedico ad una persona alla quale avevo promesso di metterlo sul blog. “Stormy weather” è il titolo, conosciutissimo. Alla voce Anna Rubini, il gruppo naturalmente è il “Jazzin’ in Blue Jeans Quartet”, con il quale mi sto divertendo molto.
http://sergioconsani.myblog.it/media/02/01/303778684.wma

Un altro appuntamento jazz…

Jazzin' in Blue Jeans al piano.JPG

Eccoci pronti per un nuovo appuntamento jazz. Stasera, sabato 9 maggio, alle 22.15, al Modì La Nuit a Livorno, io e il mio “Jazzin’ in Blue Jeans Quartet” riproporremo un repertorio fatto di musica che, a detta di chi ci ha già ascoltato, è piuttosto godibile. Standard jazz e anche qualche brano arrangiato di Paolo Conte, Sting e Stevie Wonder. Il quartetto è formato da Anna Rubini, vocalist; Max Fantolini, pianoforte; Stefano Del Bono, contrabbasso; e io alla batteria. Il Modì La Nuit è in Via del Litorale 164. Vi aspettiamo.

I° maggio: la festa dei disoccupati

OROSCOPO

Ariete: la vostra proverbiale tenacia vi farà ostinatamente approfittare del giorno di festa per cercare lavoro su Internet. Avete una vasta scelta: dall’infilare 7884 perline in un filo di seta allo scrivere indirizzi sulle buste. Nient’altro.

Toro: prendete a cornate la sfortuna e siate ottimisti. Prima o poi il lavoro ci sarà per tutti. Il nostro Presidente del Consiglio ha detto che la crisi sta finendo. Abbiate fede fino al 2013.

Gemelli: se avete un gemello che lavora, fate un po’ ciascuno: vi stancherete meno. Il vostro datore di lavoro non si accorgerà di niente. E speriamo che invece se ne accorga vostra moglie.

Cancro: inutile scendere in piazza oggi per reclamare i vostri diritti e urlare che non volete stare più in cassa integrazione. Sono tutti al mare o a fare il solito pic-nic, pioggia permettendo. Il vostro striscione con su scritto “casa e lavoro per tutti” lo leggerebbero solo i piccioni appollaiati sui cornicioni.

Leone: il vostro è un segno di fuoco, e oggi per i pompieri sarà una giornata poco faticosa: pare che la pioggia spegnerà da sola alcuni incendi dolosi nel trapanese. Ma per voi il lavoro in futuro non mancherà: il ministro delle politiche agricole ha detto che sarà lui stesso a dar fuoco a qualche ettaro di boscaglia.

Vergine: vi hanno sfrattato perché non potevate pagare più l’affitto a causa di una forte diminuzione dello stipendio? Non perdetevi d’animo: Berlusconi ha promesso tende per tutti, e ha affermato con un sorriso a 84 denti che stare in tenda è come essere in vacanza in un campeggio. Non tutto il male viene per nuocere.

Bilancia: equilibrio. Il vostro segno stesso ve lo dice. Se il vostro capo vi ha appena licenziato dovete mettere sulla bilancia i pro e i contro della situazione. Davanti alla sua espressione addolorata e falsamente dispiaciuta, sorridete e non ditegli che è uno stronzo: sarebbe come dire a un cane che è una bestia, e quindi non capirebbe.

Scorpione: voi avete un lavoro, e questo è già un regalo delle stelle. Perciò festeggiate il primo di maggio rimanendo a casa, per rispetto dell’altro novanta per cento che rimane a casa perché è disoccupato e non ha la possibilità di andare in una trattoria neanche per mangiare fave e formaggio.

Sagittario: scocca una freccia con il tuo arco, ma stai attento, perché la tua faretra è ormai quasi vuota. Se non prendi bene la mira rischi di trovarti senza lavoro da un giorno all’altro. Ah… sei disoccupato? Scusa… non avevo visto che avevi scoccato già l’ultima freccia…

Capricorno: se siete un uomo disoccupato, da lunedì andate in cerca di lavoro con giacca e cravatta, sbarbati, profumati e possibilmente con un’auto di lusso che prenderete in prestito da un amico facoltoso. L’importante è apparire, non essere. Se siete donna: andate alla ricerca di un lavoro con una minigonna mozzafiato, ben truccata, profumata e con fare sensuale. Non è importante essere, ma darla.

Aquario: almeno oggi non piangete, disoccupati amici miei; nessuno lavora in questo giorno di festa, e almeno per 24 ore potete essere uguali agli altri. Da lunedì, se vi rimane ancora qualche spicciolo, entrate in un negozio di ferramenta e comprate qualche metro di corda resistente, tanto prima di trovare un nuovo lavoro passerebbero anni. Mi raccomando di scegliere un ramo robusto. Le stelle vi aiuteranno a trovarlo (il ramo, non il lavoro).

Pesci: dulcis in fundo. In fundo, perché per voi disoccupati dei pesci, immersi nel fondo di questo mare di letame, non raccoglierete i frutti di tanti curriculum spediti nei mesi passati. Oggi si licenzia, non si assume. Ma per voi avrei una proposta originale: proponetevi in qualche grossa azienda per preparare le lettere di licenziamento. Potrebbe essere la svolta.

 

Una storia impossibile

C’era una volta un caminetto acceso in una casa sopra una collina di un posto qualsiasi. Dalla finestra si vedevano i campi coperti d’erba fresca, verdissima e gli alberi avevano ripreso vigore con il freddo dell’inverno che si era appena affacciato da quelle parti. Dai vetri della finestra chiusa si udivano i rumori attutiti, ovattati ma comunque veri, colorati, accesi come la legna che ardeva schioppettando nel camino.

Cominciò a piovere e tutto diventò ancora più magico.

Le gocce battevano sui vetri e scivolavano giù fino a perdersi in un rigagnolo che scivolava ancora giù lungo i muri che formavano un altro rigagnolo che scivolava giù fino a raggiungere un ruscelletto che si perdeva di nuovo tra l’erba, qui, là, tra gli alberi, sulla strada sterrata, rincorrendosi tra le pietre di un’aiuola, portandosi con sé ramoscelli, fili d’erba, foglie.

Il canto degli uccelli era stato interrotto dalla pioggia che ora la faceva da padrona: avvolgeva cose e rumori, rendeva tutto immobile con la sua forza.

La vita, sotto l’acqua scrosciante, aspettava con doveroso rispetto che si placasse l’umore apparentemente incostante del temporale.

Avvolti dai rumori discreti, dal calore del fuoco e dal ticchettìo di un orologio a pendolo i due stavano facendo l’amore, con passione, lontani dall’asfissiante vita della città che offriva solo dispiaceri, incomprensioni.

Al culmine dell’amplesso, tra gocce di sudore e gemiti, carezze insistenti e sussulti incontrollabili…

“Voglio un bambino!” disse Renato.

“Tu sei pazzo!”

“Voglio un bambino!”

“Non sai quello che dici.”

“Lasciami almeno sognare. Io ti amo…”

“Lo so… anch’io ti amo…”

Raggiunsero l’orgasmo nello stesso istante, perfezionando e rafforzando un amore che li portava a parlare anche di cose impossibili.

Il fuoco era ormai spento, la pioggia era cessata e i canti degli uccelli erano alti, al culmine della gioia.

I due dormivano, beati e stanchi.

Renato si svegliò per primo.

“Amore… amore… svegliati, è tardi… dobbiamo andare.”

“Mmh… ho sonno…”

“E’ tardi… mia moglie s’insospettirebbe.”

Si rivestirono con pigrizia, seri, consapevoli della loro colpevolezza.

Sistemarono le cose che avevano lasciato in giro per la casa durante quel breve, troppo breve distacco dalla realtà cancerogena della città e si avviarono verso l’uscita.

“Renato…”

“Sì?”

“Chissà se potremo mai adottare un bambino…”

“Forse… forse un giorno sì.”

Si abbracciarono forte,  chiusero la porta alle loro spalle e scesero i pochi gradini che li separavano dalla stradina sterrata.

Renato stese la mano e Marco gliela strinse con forza e speranza.

(tratto da un mio modesto piccolo libro che parla di coppie)

Non si può essere amici di tutti…

Bene, forse mi sbaglierò, forse sarò criticato per quello che dirò, ma ne va della mia “salute mentale”. Mi sono “liberato” di due bloggers, e in passato altri hanno fatto la stessa fine, cioè cancellati dai miei contatti. Uno dei motivi principali è quello di una visione estremamente diversa del modo di vedere le cose, la vita in genere, e il passato. Non ce la faccio ad essere amico di uno che si dichiara fascista e parla come un fascista; non ce la faccio ad avere un amico che vomita sui partigiani. Tempo fa una ragazzina di 18 anni (blogger di cui non faccio il nome), interagiva con altri suoi amici bloggers chiamandosi “camerati”. Via, tagliata fuori. Non ce la faccio, è più forte di me. Eppure a me piace scontrarmi, discutere anche con le persone che non la pensano come me, ma l’esasperazione del pensiero è qualcosa che mi irrita. E poi sono di sinistra, progressista e tollerante, sempre. Cristo! ma se sono tollerante non avrei dovuto dire quello che ho detto sopra! Non me ne frega niente! E’ il rispetto che conta, il rispetto delle persone, di tante persone che nel passato hanno perso la vita per degli ideali di libertà e di democrazia! E non veniamo fuori con i soliti discorsi che i comunisti hanno fatto stragi nel passato; sarà anche vero, ma noi Italiani non abbiamo mai concepito il Comunismo russo come modello. Almeno io. Io sono di sinistra, non comunista. Oggi è diverso, ed è bene diversificare.

Libertà di parola

1) La criminalità organizzata esiste, e ne avremo l’ennesima riprova durante la ricostruzione delle case in Abruzzo. E siccome lo Stato ospita elementi collusi, non ci sarà via di scampo, e gran parte del denaro che la gente solidale ha mandato, andrà nelle loro tasche.

2) Berlusconi è un demagogo. Le cariche dei cinque direttori delle sei reti televisive sono decise dal nostro caro Presidente del Consiglio. E’ inammissibile che un Presidente del Consiglio possegga tre reti e manovri la stampa. Ma molte case editrici sono sue, perciò…

3) Chi dice che Saviano è “un traditore” o “un pezzo di merda” è degno di soffrire le pene peggiori.

4) Santoro e Vauro non possono e non devono essere imbavagliati. Non ha importanza condividere o meno le loro opinioni (che io in ogni caso condivido), è vitale invece che ognuno possa esprimere il proprio parere, postivo o negativo che sia.

5) La sinistra è agonizzante, ma non morta. E dovrà rialzarsi presto se non vuole che questo Paese scivoli nella dittatura. Non solo: oggi, ed è sotto gli occhi di tutti, conta più apparire che essere. Se non hai una bella auto sei un fallito, se non vesti griffato sei un fallito, se non ti mostri in televisione sei un fallito, se tua figlia non diventa una velina sei un fallito. Io sono un fallito.

6) Voglio fare la rivoluzione.

Testimonianza di una terremotata

 

Riporto senza cambiare neanche una parola, la testimonianza di Alessandra, che desidera che il suo commento venga divulgato. A voi i commenti.


LO SDEGNO DI UNA TERREMOTATA

mi chiamo Alessandra Di Gregorio, scrivo da Cugnoli (PE).
Sono una terremotata. Usare questo termine al momento mi appare improprio, ma so che è ciò che sono. In fondo lo sono stata anche nel 1984, all’età di un anno e mezzo.
La mia famiglia sta bene – o per lo meno meglio di altre. Magra consolazione, ma abbiamo ancora qualcosa da raccontare, un tetto sulla testa (fatto male, di cemento armato, su una casa di terra e pietre, che ha forse 100 anni, in una zona sismica in cui anche la siccità è riuscita a far grossi danni nel tempo, ma comunque ce l’abbiamo…) e abbiamo soprattutto la presenza gli uni degli altri.
Io personalmente sono rimasta terrorizzata da quanto è accaduto alle 3 e 32 di un giorno che vorrei solo dimenticare. Senza parole, senza forza per piangere, quasi schiacciata da alcuni mobili vicino al letto, avvolta nella prima coperta trovata, ripiegata sulle gambe molli per il terrore, il terrore di poter perdere la vita. Mi tremava la mascella al punto di avere la bava alla bocca.
La mia casa è in piedi, ma l’imperizia di chi ricostruì il tetto a suo tempo la paghiamo adesso. E’ vergognoso che ci siano stati e ci sono ancora addetti ai lavori che sbrigano con superficialità mansioni che possono avere un impatto devastante per i futuri abitanti di una casa.
Oggi, coi nervi a fior di pelle, malesseri fisici e psichici di varia natura, per l’ennesima volta mi chiedo: ma la pelle di una persona quanto vale? Non vale niente, suppungo. Un bel niente.
L’incuria è generale. Va da chi sottovaluta i pericoli o si rifiuta di leggere dati inconfutabili di una natura che evidenzia il suo stato poco a poco, con intervalli di tempo sempre più stretti (dal 17 marzo le scosse le abbiamo sentite tutte e distintamente anche… quindi vivevamo già col TERRORE dell’evento…) a chi però poi ci specula sopra in modalità piuttosto varia.

Le scosse di assestamento sono una tortura, ma quel che è peggio è stato scoprire cosa è accaduto in televisione in questi momenti che per noi sembrano l’eternità e per altri sono solo una manciata di giorni.
Adesso, mentre scrivo questa mia, sento di parlare a nome non solo di tutto l’Abruzzo ma di quegli italiani stufi delle cazzate e di essere presi per il culo da pseudo-media che fanno pseudo-informazione.
Parlo a nome di tutti coloro che non vivono nei reality ma vivono la realtà – cosa ben diversa – e hanno a che fare con cose che la tv (ovviamente) rifiuta di prendere in considerazione, fingendo “che tutto vada bene”. (perché parlare del Salone del Lusso francamente è una inutilità che ci si potrebbe risparmiare).
Scrivo perché non bastava la crisi economica di questo Paese allo sbando, ora ci si mette anche un evento naturale devastante, che unito a una generale ignoranza legata ad una edilizia vergognosa, ha fatto quel che ha fatto e nei modi che sappiamo.
Mentre guardavo con la mia famiglia il servizio di Striscia sulla “speculazione” giornalistica operata tanto da Rai che da Mediaset, ho provato un profondo disgusto.
I media televisivi italiani SONO UNA VERGOGNA. IO MI VERGOGNO DA ITALIANA DI QUELLO CHE HANNO FATTO, IO MI VERGOGNO IN QUANTO ABRUZZESE DELL’INDELICATEZZA SPACCIATA PER DOVERE D’INFORMAZIONE.
I telespettatori non sono interessati a sapere se la signora si è lavata, o a vedere una giornalista schizzata che bussa agli sportelli di tutti terrorizzando persone già abbastanza terrorizzate e scosse. I telespettatori non se ne fanno niente di Sposini che deve dare la pubblicità, di Riotta e del TG1 che si complimentano per lo share – rispondendo poi ad un uomo incazzato nero, in una mail “ci scusiamo, forse abbiamo sbagliato il modo, ma noi volevamo dire che gli italiani erano molto coinvolti.. non vantarci del dato statistico…”, quando potevano semplicemente dire “gli italiani sono molto coinvolti nelle vicende drammatiche degli abruzzesi….”.

I telespettatori non se ne fanno nulla del gruppo su Facebook “TG 5 SIAMO NOI” che cancella i messaggi di persone che dissentono coi loro metodi che lasciano largo spazio all’indignazione e al biasimo più totali.
I telespettatori non se ne fanno nulla di una trasmissione come Matrix, che in presa diretta sul luogo del disastro, intrattiene il capo dei vigili con amenità per mandare avanti un programma in cui non si fa altro che parlarsi addosso senza mai arrivare a un punto. Addirittura senza lasciar andare il soccorritore a fare il suo lavoro PUR DOPO UNA SCOSSA RILEVANTE.
I telespettatori non se ne fanno niente di tutto questo, come non ce ne facciamo niente noi abruzzesi dei politici di turno che sfilano di ora in ora e continuano a non fare la differenza.
Lo abbiamo visto in troppe occasioni.
La nostra storia luttuosa e catastrofica la dice lunga.
Questa mail verrà inoltrata a chiunque avrà la buona volontà di diffonderla e renderla pubblica. Parlano in tanti. Troppi. Ci vorrebbe più silenzio, più rispetto. Umanamente siamo a pezzi.
Ora vorrei solo una cosa:
CHE NON CI TOGLIESSERO LA DIGNITA’.
SIAMO ESSERI UMANI.
I GIORNALISTI DEVONO COMPORTARSI DA GIORNALISTI – se ci riescono.
Se non ci riescono, possono tranquillamente evitare di ammorbare la gente.
Il nostro Presidente della Repubblica è stato finora l’unico esempio di rettitudine e morale.
Non vogliamo più vergognarci di essere italiani.
Il sisma ci ha tolto le case. Ripeto: non possono toglierci, per uno scopo stupido, la dignità.
L’informazione è un dovere.
Dire cazzate al telegiornale è una velleità tutta italiana e francamente è giunta l’ora di smetterla.
Grazie.