PER TE

Era un uomo di altri tempi, umile, intelligente e soprattutto onesto. Non a caso non è mai diventato ricco nonostante in giovinezza ne avesse avuta la possibilità. Aveva rilevato un garage insieme a un suo amico, che poi, in seguito, amico non si sarebbe rilevato, approfittandosi della sua buona fede, falsificando fatture e incassando soldi che avrebbero dovuto far parte della società. Così, l’uomo onesto, si ritrovò con un bel pacco di cambiali e dovette cedere l’attività “all’amico”. Inutili le eventuali cause o denunce: non esistevano prove. Grande meccanico, collaudatore di auto, pilota in giovinezza con due partecipazioni alle famose Mille Miglia. Studi: quinta elementare. Orientamento politico: comunista. Divoratore di settimane enigmistiche, amante della lettura, dei viaggi e della squadra del Livorno. Nato il 19 settembre 1920, morto il 9 marzo 1987. Oggi. Mio padre. Severo e di poche parole, non mi ha mai dato uno schiaffo in vita sua, ma, da bambino o da ragazzo gli obbedivo. Mai detta una parola fuori posto a quell’uomo che voleva rispetto, mai detto “scemo”, “stupido”, “non capisci niente”: allora sì che forse sarebbe volata una bella sberla. E avrebbe fatto bene. Gli bastavano poche parole per far capire a me o a mia sorella come dovevano andare le cose in famiglia. Un uomo e un genitore di altri tempi, senza la paura di non essere amati nonostante la severità. L’unico mio cruccio è quello di non averlo salutato il giorno in cui, ottimista come sempre e sicuro che tutto sarebbe andato bene, si sottopose ad un intervento chirurgico. Arrivai all’ospedale di Scandicci, vicino Firenze, con un treno partito tristemente all’alba dalla stazione Termini di Roma. Erano le dieci del mattino e mi accolsero solo le lacrime fresche di mia madre e mia sorella. Avrei voluto semplicemente dirgli: ti voglio bene, babbo. Non feci in tempo, e mi sono portato addosso questo senso di colpa per molto tempo. Fu mio padre stesso a liberarmene, una notte, in un sogno. Mi abbracciò, mi sorrise e mi accarezzò la testa, senza dire una parola. Era il suo modo di perdonare.

PER TEultima modifica: 2010-03-09T12:47:57+01:00da sergio0591
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Commenti

PER TE — 9 commenti

  1. Capisco anche a me e’ successa quasi la medesima cosa,me ne sono fatta una ragione o forse la vita mi ha aiutata a smorzare il rimpianto,quella volta non sono stata io a scegliere il destino………….purtroppo le cose capitano e noi ci troviamo dentro senza poterci fare niente, poi e’ cosi’ inutile pensare:ma se avessi fatto….ma se avrei detto….sarebbero state diverse le cose?
    Chissa!
    ciao Sergigno, buona serata

  2. Caro Sergio
    in questi giorni ho salutato un PADRE, un altro, in questi 2 anni… dopo il mio, ne ho visti partire molti…
    questa perdita ha riacceso la fiammella del dolore…
    ma allo stesso tempo mi ha regalato molta piu’ obbiettivita’ legata alla morte di un genitore
    Spesso, abbiamo tutti, qualcosa non detto o qualcosa che dovevamo fare che non e’ stato fatto…
    credo che sia un autoflagellazione per… per dirottare il dolore.
    Quello che colgo nella descrizione di tuo babbo, e’ un uomo retto, con sani principi, che ha sempre pensato alla famiglia, che ha donato amore limpido.
    Sono commossa di fronte a questo
    e’ il dono piu’ grande che un uomo puo’ dare
    ha tracciato la sua continuita’
    ha gettato un seme ed e’ stato raccolto…
    Se era l’8 marzo o il 10 marzo
    avresti formulato altri se, e altri ma…
    e’ il nostro attaccamento alla loro figura terrena…
    Ad un certo punto del nostro cammino bisogna lasciarli andare…
    lui ti ha dato ancora una mano… e sicuramente ti diceva:
    “Oh duro… lo so che mi vuoi bene, l’ho sempre saputo!”
    un abbraccio

  3. Ho letto volentieri due Padri simili nel carattere è in quella dote che si chiama onestà,c’è solo il distacco diverso….

    Se tornassi da me,
    allora saprei cosa dirti,
    tardi ma saprei .
    Con la faccia nascosta in un giornale,
    due parole ,e via al lavoro.
    La sera tu ,aspettavi,
    troppa era la mia giovinezza per udire.
    Invidiavo di te quei denti bianchi
    ed il sorriso,
    l’hai trasmesso al più grande e tu lo sai.
    L’altro sarà burbero ombroso,
    ma il cuore e tuo,
    immenso,
    infinito.
    Generoso.
    Pesavi le parole ,
    ma erano pungenti .
    Vorrei dirti quell’universo di frasi ,
    che non ci siamo detti mai.
    Era un giorno,
    non tornerà mai più.
    Il nostro giorno.
    Quando serenamente,
    distaccasti ,
    me dalla tua vita.
    Rimase nelle mani,
    un cucchiaino da caffè ,
    una tazzina,
    la barba te l’avevo fatta ,
    il giorno prima.

    Dario Bellandi

  4. …E’ vero Sergio, nostro padre con la sua pacata severità, ha saputo insegnarci i valori della vita.
    Nadia

  5. La vita ci sfugge fino dalla nascita, stà a noi far si che quando finirà
    Restino le impronte più importanti della nostra esistenza… i nostri figli
    Con loro continueremo ad esistere.

  6. E’ stato un padre speciale, mi ricorda un po’ il mio…..sicuramente cio’ che ha fatto di più bello e creare una bella famiglia e combattere per mantenerla unita e far crescere voi figli nel miglior modo possibile, dico questo perchè l’avrei fatto anch’io come genitore…..ma alla fine io non sono nessuno per dire cio’, non ho mai conosciuto tuo padre; ho solo avuto la fortuna di conoscere te….e questo mi basta…..grande Sergio, hai una figlia che è la fine del mondo, e sono sicuro che ne sei stato sempre fiero…..un caro saluto da qualcuno che crede nell’amore tra genitori e figli…….R.