TONNO E FAGIOLI
La notte è stata dura, forse delle sette ore che avevi a disposizione per dormire, a conti fatti ne avrai utilizzate tre per dare al tuo corpo un riposo di cui aveva bisogno. E la mattina, stamattina, sarà ancora più dura. Sai, non so se ti è mai capitato, nella tua vita più o meno movimentata e avventurosa di passare attraverso periodi in cui non avevi neanche un soldo in tasca, non sapevi come fare a pagare l’affitto, la luce, il gas e tutte le stronzate – per di più utili e indispensabili – che devi pagare per sopravvivere. Fatto sta che se la mattina ti svegli, hai tre sigarette in tasca, pochi spiccioli, l’ultimo cucchiaino di caffè nel barattolo e davanti a te hai solo una scatola di fagioli e una di tonno da settantacinque grammi – olio compreso -, allora ti assale una vampata di calore che nasce dal profondo e sale, sale violentemente fino alle tempie, ti fa chiudere gli occhi, stringere le labbra e poi espirare lentamente, come se quell’aria che butti fuori fosse tutta la merda e tutte le negatività che hai accumulato e assimilato e che vorresti, in un colpo solo, allontanare. Ma quando riapri gli occhi la scatoletta di tonno e quella di fagioli sono ancora lì davanti a te, tristi, fredde, sole, sole come ti senti tu in quel momento. Sono convinto che queste scatolette le hanno inventate proprio per quelli che nei momenti di difficoltà non possono che arrendersi all’evidenza: questo c’è e questo ti mangi. Mio padre mi diceva sempre: quando ti trovi in difficoltà e stai per annegare, non disperare, c’è sempre qualche angelo che ti tira su per i capelli. In fondo è così, perché nei momenti di estrema difficoltà ti sembra di essere stato catapultato nello spazio, lontano, nel silenzio e nella solitudine; poi succede sempre qualcosa che rimette nel piatto una bella fetta di carne di manzo e delle patatine fritte. Ti vedo, tonno, vi guardo, fagioli. State per finire nel mio stomaco, la vostra parte da protagonisti l’avete fatta. Fino ad ora, nascosti in mezzo ad altre scatolette, pacchi di pasta, caffè, zucchero, biscotti non potevate mostrarvi a me come primattori, come stelle di Hollywood. Stavate lì, in attesa del vostro momento, un po’ stanchi di fare le comparse che nessuno mai nota, stanchi dell’anonimato, surclassati da cibi più gustosi e appetitosi. Oggi siete sotto i riflettori, è giusto, godete del mio sguardo avido, dell’importanza che vi do. La scatoletta del tonno brilla alla luce della lampada, gira su se stessa, balla il flamenco, suona lo scacciapensieri, mima lo stendere delle reti da pesca, imita il rumore del mare, mi guarda e mi sorride, mi stuzzica, mi provoca. La scatoletta dei fagioli è più seria, non balla, non canta, non provoca. E’ un alimento da poveri, si muove appena, mi sorride, mi invita a mangiare, sospira, socchiude gli occhi, un po’ triste. Addio, vi mangio, grazie di esistere. Cantate, ballate, ridete, ci rivedremo da qualche parte, sento il vostro sapore, mi piace, è buono. Getto le scatolette vuote nella pattumiera. Un rumore metallico, un grido. Poi di nuovo il silenzio.