Sergio Consani

Un post per le Poste

Esordisco con un bel “non facciamo di tutta l’erba un fascio”, onde evitare che gli impiegati degli Uffici Postali poi se ne risentano e si difendano rispondendo con un “io non sono così”. Sicuramente questi signori e signore che ti urlano attraverso il vetro divisorio per farsi sentire non si comportano tutti allo stesso modo, ma una larga e inaccettabile percentuale usa modi a dir poco irritanti. Vale per loro come per i vigili urbani il concetto che quel poco di potere che hanno lo sfruttano sino in fondo ed oltre, per inasprire i cittadini già oltre il limite della sopportazione a causa di crisi economiche, problemi quotidiani, sfiducia nelle istituzioni e nei politici, mancanza di sicurezza per il futuro. Bene, stamattina, di fronte ai cinque sportelli dell’Ufficio Postale sotto casa mia (ma solo tre sportelli erano attivi), dopo più di mezz’ora di attesa, un giovane sui 35 anni, tranquillo e paziente come tutti gli altri, si avvicina ad uno sportello con il suo bel numerino. Mostra all’impiegata un foglio dell’Inps, dicendole che quello è il documento che prova l’effettuazione di un bonifico a suo nome da parte dell’Inps sul suo conto postale. Il giovane è disoccupato, sento dire, e quei soldi – circa mille euro – sono, o dovrebbero essere già sul conto. L’impiegata gli urla che quel foglio non è un documento valido, legale o cos’altro, e che non può riscuotere quel denaro. L’uomo, pazientemente, cerca di spiegarle che all’Inps gli hanno consegnato quel foglio spiegandogli che avrebbe potuto recarsi alle Poste per riscuotere i soldi. La donna, ancora sbraitando attraverso il muro di vetro, chiede agli altri impiegati cosa debba fare. Gli altri le rispondono che non si può fare niente. Il giovane, che comincia ad agitarsi, le spiega che quel foglio gliel’ha consegnato l’Inps direttamente, e che basterebbe vedere se il bonifico è arrivato. La donna gli risponde che se anche fosse arrivato il bonifico non potrebbe riscuotere lo stesso, visto che quel foglio non è valido. Il giovane comincia a perdere il lume, e le dice: “Ho quei soldi sul mio conto e non posso riscuoterli?”. “Proprio così!” gli risponde acida la donna. Lui inizia a urlare, le chiede di fare una telefonata all’Inps, di controllare, le mostra documenti, codice fiscale, tesserini vari. Niente da fare. Bene, a questo punto il giovane perde le staffe, esordisce con un “andate a cagare!”, ribadisce che la burocrazia che attanaglia le Poste è ridicola, deprimente, esasperante. Le parole di risposta della donna sono arroganti e ti verrebbe voglia di strozzarla. Ma c’è il muro di vetro. Forse è per quello che l’hanno eretto. Tutti guardano l’uomo che ormai minaccia di tornare l’indomani con la Polizia (si salvi chi può) e se ne esce con l’ultimo “andate a fare in culo!”, usando il verbo “fare” per intero e non tronco. Lo stile nel linguaggio a volte è indispensabile. L’ennesimo litigio in un Ufficio Postale. Solidarietà al giovane disoccupato e incazzato con la burocrazia e con chi abusa del potere.

 

Un post per le Posteultima modifica: 2010-01-13T19:49:00+01:00da
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