Sergio Consani

Confesso che ho vissuto

Se proprio vogliamo dirla alla Pablo Neruda, confesso che ho vissuto. E vivrò ancora, di sicuro. Lo dico soprattutto a coloro che, infilandosi in questo blog, magari di venti anni più giovani di me, ritengono che la vita sia una fregatura, che sono stanchi di vivere e che non vale la pena di affrontare gli ostacoli che ci vengono posti davanti, lungo tutto il percorso che ci porterà solo e decisamente (ma non definitivamente) verso quella che noi chiamiamo morte. La Morte ha l’odore di muffa, di stantìo, ha il sapore amaro della paura, suona una musica tetra, la senti vibrare ma non riesci a individuarla. Cancelliamo dalla mente il concetto di morte con la falce e che indossa un mantello nero e guardiamola come parte della vita che sarà: questo ci farà vivere meglio qui. La vita è rispetto per noi stessi e per gli altri, e tutto ciò che di negativo incontriamo, per chi ci vuole credere, è solo il nostro karma. Un pensiero condivisibile o meno. In ogni caso, all’inizio, ho detto che ho vissuto. Sì, ho vissuto e non smetterò di farlo. I miei 57 anni sono solo una parte della mia vita, e combatterò fino a che il mio corpo non mi dirà che è ora di lasciarsi andare, di pensare che la nostra parentesi terrena è finita e che ne inizia un’altra, non so dove, ma di sicuro ci sarà un altro inizio. Mi guardo l’anima, so di avere commesso migliaia di errori, ma forse, se mi soffermo a pensarci, ho seguito più io i dieci comandamenti di quanto non abbiano fatto altri che si ritengono presuntuosamente figli di Dio. Forse il mio difetto maggiore è quello di dire sempre quello che penso, a chiunque. L’ho fatto con le mie donne passate, i miei genitori, la mia casa editrice, il direttore del giornale, il vicino, l’amico: non sempre paga. Solo le persone intelligenti accettano, le altre le elimino dalla mia mente.

Confesso che ho vissutoultima modifica: 2008-05-31T15:01:25+02:00da
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