Un pezzo di pane a me e uno a me…

 

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Il fatto che il nostro Presidente Monti guadagni quel che è ormai noto a tutti, e che i suoi ministri non siano da meno, non mi tocca più di tanto. Io sono sempre stato dell’opinione che, come ormai si dice da tempo sfiorando la retorica, “essere ricchi non è peccato”. Ed avere ricchezze non significa necessariamente essere disonesti. È un’equazione quindi che non amo fare. Il problema semmai è da ricercarsi nel come tutti coloro che hanno soldi e potere non riescano a fare in modo che anche gli altri meno dotati o fortunati abbiano una vita dignitosa. La “sinistra” di un tempo (tempo ormai remoto) si vantava nel professare poche ed efficienti regole: se hai le qualità per accumulare soldi e diventare ricco nessuno ti ferma, però, ai meno fortunati, diamo quello che ogni essere umano deve avere di diritto, e cioè l’istruzione, il lavoro, la sanità e la libertà. Quel minimo cioè che rende l’uomo dignitoso.

No, oggi non è così. Le statistiche, diventate ormai noiose e a volte poco credibili, fanno medie che non hanno né capo né coda. Come a dire: se abbiamo tot quintali di pane nel nostro Paese e lo dividiamo per quanti siamo viene fuori che tutti gli italiani hanno mezzo chilo di pane a testa. Eh, no! Perché c’è chi può permettersi di comprare tre chili di pane al giorno, mentre altri neanche le briciole. Ma si sa, la matematica non è un’opinione, quindi facendo la divisione risulta che tutti abbiamo un pezzo di pane.

Ma come se ne esce? A saperlo. Se avessi una benché minima idea la lancerei, ma più leggo giornali, più seguo i tg, più la mia testa si svuota e mi assale un senso di impotenza e di frustrazione. Rivoluzione? Chissà, potrebbe essere una buona idea. Ma chi la guida? Bersani? Di Pietro? La Camusso? Mi viene da ridere.

Sono però d’accordo su un fatto che sta accadendo in questi mesi: i furbi stanno avendo vita dura, a cominciare da tutti quelli che dichiarano mille euro l’anno e poi si comprano il Suv o vanno in vacanza a Cortina. Oppure quelli che vivono nelle case popolari, dichiarando sempre dei redditi da clochard, e conducendo una vita da veri ricchi. Ecco, questi devono essere smascherati, così come tutti quelli che non pagano le tasse pur incassando migliaia di euro, e non gente come me – o altri come me – che se qualche volta non ho pagato le tasse è solo perché non ne avevo la possibilità. Ho una vecchia Fiat Punto, non vado a Cortina, non compro vestiti firmati o Rolex d’oro, sono uno scrittore, un musicista e mi occupo di un portale web senza voler per forza dimostrare che se non posseggo un Suv sono un fallito.

Un pezzo di pane a me e uno a me…ultima modifica: 2012-02-26T19:05:07+01:00da sergio0591
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Commenti

Un pezzo di pane a me e uno a me… — 6 commenti

  1. Se ne esce solo con la forza, con una presa di posizione del popolo, che deve gambizzare i maiali che sbagliano a suo danno, che deve espropriare le ricchezze di chi lo sfrutta, che deve ribellarsi con la violenza a chi gli fa violenza negando un lavoro, una pensione dignitosa, una possibilità di vita.
    Chi lo deve fare ? Chi incomincia a sparare ? Chi organizza le brigate di difesa ?
    Non lo so, ma nonostante la mia età sarei pronto a dare una mano.
    Oppure aspettiamo che venga giù Gesù Cristo a sistemare tutto.

  2. Mah… i bene informati mi dicono che in realtà l’evasione è più o meno come prima e che questi titoloni di successo della caccia agli evasori sono un pompaggio esagerato di… poche gocce di successo in un oceano di evasione.
    Se poi sia davvero così non ho i mezzi per dirlo…

  3. Il fatto che siano ricchi mi porta a pensare che almeno questi non dovrebbero rubare…

    Le stastiche, l’hai detto, lasciano il tempo che trovano, le indagini di mercato sono viziati dalla domanda: Il 60% degli italiani pensa che … lei cosa pensa?

    La risposta è condizionata da quel 60% sparato, il soggetto non vuole passare per uno che rema contro e si accoda.

    Se ne esce con un boicottaggio collettivo delle banche, con una presenza permanente nelle piazze a chiedere che lo stato sociale non venga distrutto, almeno non più di quanto è stato fatto, se ne esce aggregandosi ai movimenti dei giovani stanchi di essere presi per il sedere, Sergio…questa è l’ultima spiaggia per dare spallate alla gerontologia al potere che non capisce i problemi reali.

    L’hai detta e bene pure, si è perso il senso dell’essere che si è confuso con l’apparire, per me vale sempre la canzone di Pietrangeli CONTESSA

    se il vento fischiava ora fischia più forte, le idee di rivolta non sono mai morte

  4. Nadia, Nadia… una rivoluzione senza sangue non c’è mai stata. Purtroppo. Auspicarla è un sogno ma la realtà, soprattutto quella di oggi, è il presupposto per tutt’altro.

    Ciao Sergio e buona giornata. E’ vero che, sempre più spesso, si prova un senso di impotenza nell’assistere a ciò che accade. Soprattutto se non ci si limita ad “assistere”.

    Però, è anche vero, anzi direi sacrosanto, tutto ciò su cui hai riflettuto, soprattutto sulla “ricchezza”, sulle sue origini e su come dovrebbe essere distribuita. Una visione del mondo che condivido totalmente. Come se ne esce, non è certo con i Di Pietro o i Camusso del momento. Una rivoluzione, probabilmente è necessaria.

    E qua, smentisco quando detto a Nadia. Forse, e sottolineo forse, una rivoluzione “senza sangue” possiamo provare a farla e, in fondo, è talmente ovvia che, spesso, sembra impossibile. Una rivoluzione fatta di piccoli gesti.

    Il primo l’hai indicato tu parlando della lotta all’evasione piccola o grande che sia e che, spesso, ci vede complici quando non chiediamo, anzi pretendiamo, il sacrosanto scontrino. Spero che quanto fino ad oggi accaduto, leggi i vari controlli che le fiamme gialle stanno facendo, non siano solo “fumo negli occhi” e che, soprattutto, durino nel tempo. Comunque, dobbiamo pretenderli perché “la disonestà” è il male peggiore in questo nostro Paese.

    Poi, cancellare dalla nostra memoria i Bersani, i Di Pietro e chiunque, fino ad oggi, ha fatto parte dei mestieranti della politica e di quelli che la politica la intendono come “esercizio di potere”. La “sovranità” in questo Paese deve tornare a noi, attraverso chi, delegato, svolge un servizio a tempo e da noi programmato, indirizzato, controllato.

    Gente giovane e capace di stravolgere l’attuale sistema. Non voglio sponsorizzare nessuno ma ti assicuro che gente così ce n’è! Ne basta veramente poca per mettere con le spalle al muro sta baracca marcia della vecchia politica.

  5. Come se ne esce?
    Tu sai quanto io odi la violenza, ma una rivoluzioncina senza sangue ce la vedrei bene in questo Paese di papponi che sta per crollare.
    Non possiamo permettere che la gente impazzisca o si suicida per l’esasperazione di non poter vivere dignitosamente, come invece è nel pieno diritto umano.

  6. ciao Sergio,
    è vero, ci fanno stare con il fiato sospeso, impotenti e delusi.
    Nella tua ultima parte del post esprimi un piccolo segno di speranza con la ricerca degli evasori, ma la spettacolarizzazione delle iniziative mi suona di contentino alla massa degli spremuti.
    Non esiste auto migliore di una vecchissima Punto SX75 del ’97…..!
    Buoni interessanti lavori. robi