Ricordi lontani, troppo lontani…

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Avevi appena tre mesi e io ti tenevo sulle mie ginocchia mentre suonavo il pianoforte. Eri lì, beata, ad ascoltare con le tue orecchie attente e ancora acerbe suoni sconosciuti, modeste melodie che componevo per te. A dire il vero la tua anima aveva già recepito dei suoni quando eri ancora in grembo: ti facevamo ascoltare il Bolero di Ravel, poggiando gli auricolari della cuffia su quel pancione dentro al quale ormai cominciavi a stare scomoda. E come ti muovevi quando sentivi quella musica, sembrava quasi ci ringraziassi per farti compagnia. Sì, perché forse un po’, là dentro, ci si sente soli, forse c’è troppo silenzio e quando sta per scoccare il nono mese si inizia il conto alla rovescia per lanciare finalmente un urlo al mondo.

Quando nascesti la prima cosa che fece tua madre fu quella di contarti le dita delle mani e dei piedi, come a sincerarsi che fossi bella e sana e che ogni elemento del corpo fosse al posto giusto. Andava tutto bene, eri bella, con la faccetta rossa e, come disse un’infermiera, eri tale e quale a me. Poi, col tempo, hai cominciato a somigliare anche alla tua mamma, e allora c’era chi diceva è tutta sua padre, chi invece esclamava è la copia di sua madre. Vuol dire allora che avevamo fatto un buon lavoro facendoti somigliare ad entrambi, perché tua madre è sempre stata una bella donna, alta e magra, ed io un bell’uomo. Potevi nascere un rospo con due genitori così?

I tuoi primi sorrisi erano per noi, i tuoi primi due amori siamo stati noi, noi ti abbiamo dato la vita, qualcosa per la quale dovresti ringraziare il tuo destino per averla avuta. Non è poco. Non tutti hanno il privilegio di nascere, forse ci sono milioni di anime che girovagano chissà dove in lista di attesa, che si dicono pronte per fare una nuova esperienza e che invece devono aspettare anni, decine di anni, secoli. E tu dunque eri pronta, libera di scegliere dove andare, dove nascere, da chi nascere, in quale luogo, quali genitori.

 

Ricordi lontani, troppo lontani…ultima modifica: 2010-10-06T17:29:54+02:00da sergio0591
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Commenti

Ricordi lontani, troppo lontani… — 5 commenti

  1. Mi sembra di capire che decisamente tu credi nella reincarnazione, non è vero? 🙂

    Molto bello questo tributo ad una persona certamente per voi speciale! 😉

  2. Ciao Sergio, un post che mi ha emozionato molto, anche perchè adoro il bolero di Ravel, ogni qual volta ho un progetto in embrione a modo mio lo interpreto ballando come rito propiziatorio.
    La vita è un miracolo e come tutti i miracoli non tutti lo ricevono, bisognerebbe rifletterci che è un privilegio nascere.
    Ti lascio un sorriso e dolce fine settimana creativo

  3. Non ho detto che i figli devono ringraziare noi genitori, ma il destino. Così come noi dovremmo fare altrettanto. Non so cosa sia o che significato abbia questa vita, so solo che, al di là della imperfezione umana e di ogni singolo, questo frammento di eternità è bello e che forse non tutti, chissà dove lassù, hanno il piacere di avere. L’amore poi va al di là di ogni cosa, o almeno dovrebbe; al di là della realizzazione, dei soldi e delle capacità. Mio padre, quando sono nato, era un umile meccanico, operaio della Fiat, che arrivava alla fine del mese con l’ultima lira, o forse neanche quella. Il mio amore per lui, anche adesso che non c’è più, è ancora vivo.

  4. Caro Sergio, molto struggente questo post…

    Credo che i figli non ringraziano per essere stati messi al mondo, forse hanno ragione, dovremmo ringraziare noi genitori il destino per avere avuto questo dono grande, non a tutti e’ concesso…
    I figli per un lasso lungo di tempo
    se hanno genitori belli o brutti
    bravi o cattivi
    ti mettono solo alla prova di continuo
    spesso anche crudelmente
    perche’ esigono continue conferme.
    Un giorno ho ringraziato per essere diventata madre
    a mia figlia spero
    accada altrettanto…
    Buona giornata
    Stefania