Sergio Consani

Il tempo

Ero un bambino, e come per tutti i bambini il tempo non ha identità né confini né misure. Il tempo è il sole che nasce e che muore, la notte uno spazio per sognare. Mi bastava, nelle prime mattine tiepide di aprile, sedermi sugli scalini di marmo del giardino e godere di quel primo sole, pensando a quale sarebbe stato il gioco migliore da fare. Le formiche mi passavano davanti, già al lavoro, tutte in fila, s’incrociavano, ognuna con il proprio compito da sbrigare. Mio padre, prima di andare al lavoro si sedeva accanto a me, mi parlava, mi accarezzava sulla testa con quelle mani grandi e un po’ callose da meccanico, e mi sorrideva con quel suo sorriso storto che da giovane aveva fatto innamorare mia madre. Nella semplicità delle nostre cose non mancava mai il tempo per una carezza o una parola. L’estate passava lenta, i giorni erano lenti, pieni di tempo, dove le ore non erano di sessanta minuti, ma di spazi infiniti. I fichi, le ciliegie, le nespole, le susine… tanti frutti crescevano nel mio giardino, e ogni stagione ne aveva uno. Vedevo le foglie cadere in autunno, e le foglie ricrescere in primavera, ma tra un ciclo e un altro c’era di mezzo una vita, non le stagioni. Non c’era niente che scandisse il tempo. Un respiro e mi ritrovo padre, due figli che respirano il mio stesso tempo immobile. Un altro respiro e i figli sono grandi. Le ore adesso passano lentissime, ma i mesi e gli anni sembrano volare. Un altro respiro e mi ritrovo solo, a pensare a quanto quella carezza di mio padre fosse infinita.

Il tempoultima modifica: 2009-05-29T11:20:00+02:00da
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