Per mio padre

9 marzo 1987. Mio padre è morto durante un’operazione chirurgica, e io ero su quel treno che da Roma mi portava a Firenze, all’ospedale di Scandicci. Sapevo che era già in sala operatoria, ma durante le prime due ore del viaggio ero tranquillo, sentivo che tutto sarebbe andato bene. Il rumore del treno, come sempre, cullava i miei pensieri, mi faceva tornare bambino, come sempre, rassicurava la mia mente, come sempre. Ma con il passare dei minuti, il rumore che fino a quel momento sembrava darmi la spinta verso un sano ottimismo, iniziò a farsi cupo e minaccioso. Eppure quella mattina c’era il sole, si sentiva già la primavera, la vita che iniziava nuovamente un altro ciclo eterno. No, non c’era più l’ottimismo che mi accarezza sempre in ogni situazione; al suo posto era subentrato con la forza il senso del disagio. E non era impossibile da decifrare. Qualcosa non andava per il verso giusto, ne ero sicuro ormai. Quando arrivai all’ospedale mio padre era morto da pochissimi minuti, dieci, cinque, forse due. Mia madre e mia sorella erano già lì, da più di tre ore, l’avevano salutato, avevano raccolto il suo ultimo sorriso, un sorriso ottimista, come il mio. Io invece non avevo potuto abbracciarlo, non avevo potuto dirgli che gli volevo bene. E quante cose avrei voluto confessargli e chiedergli prima che morisse. E invece tutto è rimasto strozzato nella mia gola, solo perché si pensa che un padre e una madre siano immortali, che non ci abbandoneranno mai, che non moriranno mai. E invece muiono anche loro. Ho pianto, per ore, senza sosta. E oggi, a distanza di così tanti anni, penso a lui come la persona più buona che abbia mai conosciuto, nonostante il suo carattere a volte un po’ burbero, la sua sana severità. Lo so che mi voleva bene, ma anche lui sapeva che anch’io gliene volevo, molto. Però volevo parlargli di più, chiedergli di più della sua vita, andare nel profondo della sua anima. Non ce l’ho fatta, non ne ho avuto il tempo. Con mia madre invece è stato diverso: memore dell’esperienza vissuta, mia madre l’ho vista morire, le ho raccontato tutto di me e lei di se stessa. L’ho baciata e abbracciata prima che morisse.

Per mio padreultima modifica: 2009-03-09T09:05:00+01:00da sergio0591
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Commenti

Per mio padre — 9 commenti

  1. I ricordi sono spesso come delle spine nel cuore. Io conservo vivissimi quelli dei miei genitori e cerco di riportarmi ai momenti di più grande gioia,vissuti con loro .Ma per quanto faccia,l’ombra scura della loro scomparsa s’allunga nel mio presente e lo condiziona tanto da poter dire di non essere per nulla preparata a sostenerla a lungo. Ti sono vicina! Corinina

  2. Un anno fa cercavo di piacere agli altri soffocando me stessa, ora non più…preferisco essere me stessa che un clone di qualcun altro…a presto

  3. Ho visitato il tuo blog e ti ho messo tra i blog amici.
    Ho letto il post su tuo padre, mi ha commosso un pò perché mi dispiate per la sofferenza che avevi avuto, ma anche perché mi ricaorda che anch’io avevo vissuto nel 1985 una simile esperienza, mia madre morì a 50 anni, quando io ne avevo 15, ero l’unica a vederla morire all’ospedale, dopo 8 mesi da un operazione fatta troppo tardi per un male che oggi si cura quasi facilmente.
    Per il disinteresse di mio padre. Da allora, ho avuto anch’io il senso di colpa ma per non essere allora più grande e averla fatta curare in tempo. Da allora avevo una pessima concezione del ruolo dei genitori, anche perchè mio padre non andava mai daccordo con nessuno dei suoi figli.

  4. su un blog ti aspetti di trovare di tutto ma quando ne gestisci uno spiritoso ti aspetti sempre che passi gente con il sorriso sulle labbra invece leggere il tuo post è stato un tuffo alcuore perchè mio padre non c’è arrivato ad operarsi … in sintesi la storia qui http://www.totobica.tk
    e brucia ancora … siamo comunque felici che il virus ti abbia risparmiato e che le ragazze siano state di tuo gradimento 😀 buona settimana …

  5. Caro Sergio,
    ti ringrazio per ciò che hai scritto. Credo che sia importante stabilire un dialogo con i cittadini il più “allargato” possibile, credo che sia determinante saper ascoltare la nostra gente per governare nel miglior modo possibile e per affrontare insieme le criticità ma anche le opportunità legate ad una realtà come quella dell’immigrazione. Spero che tornerai a farmi visita per discutere, condividere e proporre nuove idee su un argomento che riguarda tutti noi.
    Gianni

  6. Ciao Sergio, ti abbiamo aggiunto anche noi
    nella lista amici. Grazie per l’appoggio, e se contribuirai al progetto con tuo materiale da inviarci, ne saremo onorati.
    P.s complimenti sinceri per il tuo blog.
    Associazione Oasi del sapere

  7. Mio padre e’ morto un anno e mezzo fa…
    Le ultime parole che ci siamo detti è stato:
    “Ci vediamo il 4, ceniamo insieme.”
    Il 4 settembre ero al suo funerale.
    Abbiamo faticato molto a capirci, da quando avevo dieci anni a ventitre non ci siamo più visti…
    Lui saltuariamente mi cercava ma io non lo volevo perdonare…
    Perdonare di cosa?
    A distanza di tanti anni mi sono resa conto
    che non aveva grande colpe da espiare
    se non quella di essere un uomo confuso quando la sua famiglia si è sfasciata.
    Ero acciecata d’odio, forse solo perchè lo avrei voluto trovare al mio risveglio per darmi il buongiorno.
    Mi era stato inculcato da mia madre nella testa che se ci parlavo, voleva dire che a lei non volevo bene…
    Io avrei avuto bisogno di quel padre
    Anch’io vorrei lanciare un messaggio…
    Un uomo ed una donna si amano e l’amore può finire…
    tra un genitore e un figlio l’amore non cessa mai…
    guai a cercare di mettere in cattiva luce l’uno o l’altro
    è un male che nel tempo ritorna…

    Non ho salutato mio padre,
    non gli ho detto di quanto lo amavo
    non gli ho detto di quanto mi era mancato
    ma ho davanti a me i suoi occhi, il suo sorriso…
    ci siamo parlati con l’anima, ne sono certa!
    L’amore non passa sempre attraverso la parola.

    Oggi sono genitore e so da un sospiro, quanto mia figlia mi ama…
    il resto è materia…

    Un abbraccio…

  8. Caro Sergio, mentre una lacrima scende leggendo questi ricordi, ti voglio confermare davanti a tutti che non devi sentirti più in colpa per il tuo ritardo. Daltronde non è dipeso da te e lo sappiamo bene.
    Voglio solo lanciare un monito a questi giovani figli , compreso i miei: “non dovete aspettare che i genitori manchino, per piangere quello che non avete mai detto o dimostrato. Spendete una briciola del vostro frenetico tempo per soffermarvi a riflettere su quanto vi hanno dato e continuano, fino alla morte, a darvi i vostri genitori che, sia pure imperfetti, vi amano tanto da donare la vita per voi.”
    Ciao babbo.
    Ci vediamo fratello.