La parola “fine”

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Ora posso dirlo: ho finito di scrivere il mio ultimo romanzo. E quando si porta a termine qualcosa, ti investe una sensazione di vuoto. Solitudine, nostalgia. Credo valga per ogni cosa, non solo quando le tue dita digitano la parola “fine” sull’ultima pagina di una creatura partorita dalla tua mente. Un disegno, un progetto, un trasloco, un viaggio… alla fine percepisci sempre la mancanza di qualcosa. Ho scritto per giorni e giorni senza mai staccare gli occhi dal monitor, sono entrato nella psiche dei personaggi, vivevo e mangiavo con loro. La notte inventavo dialoghi, la mattina riprendevo a scrivere. Ora mi sento sazio e nello stesso tempo mi è presa una nuova fame. Che non so che tipo di fame sia. Iniziare subito a scriverne un altro? No, non è questa la fame, almeno non ora. Allora cos’è? La parola “fine” mi lascia sempre confuso, perché è un vocabolo che ho sempre odiato; se c’è una fine per qualcosa, c’è sempre un inizio, penso io. E allora questa è la ragione per cui sull’ultima pagina non ho scritto solo “fine”, bensì “fine del principio”. La storia mi permette di farlo.

La parola “fine”ultima modifica: 2008-07-25T16:43:00+02:00da sergio0591
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Commenti

La parola “fine” — 9 commenti

  1. Condivido…la fine e’sempre un’inizio..sempre!anche se capirlo talvolta non e’facile…Buona Giornata Sergio.

  2. Spero di passare da te, Lupo, prima o poi succederà. L’importante è non fare promesse! Bene, aspetto anche il tuo di giudizio sul mio libro.

  3. Ciao sergio, passo per un saluto velocissimo e per dirti che purtroppo ancora non ho letto il tuo libro, mia moglie invece la inghottito e il suo giudizio e’ stato positivo benche’ l’inizio l’aveva lasciata un po’ titubante ma non ho approfondito il discorso, ti sapro’ dire meglio con piu’ calma quando questo marasma di gente mi dara’ tregua
    Se passi dalle mie parti guarda che ti aspetto
    a presto

  4. In effetti, a detta di voi donne, sembra davvero che le mie sensazioni siano molto simili a quelle del post-parto. E’ un peccato che però noi uomini non avremo mai il piacere di percepire una vita che cresce dentro il proprio corpo, se non in una prossima vita, a patto che ci facciano nascere donne! I miei libri, cara Titti, sono questi: “Vuoi tu prenderla in sposa finché qualcosa non vi separi?”, edito dalla Di Salvo Editore; poi c’è “L’odore di un’immagine”, edito dalla Books & Company; e l’ultimo romanzo è “La figlia della Notte”, edito dalla SBC. Come di solito dico a tutti, se volete avere il mio libro, è meglio che lo ordiniate direttamente alla casa editrice, tanto loro nelle librerie non lo distribuiscono. Ciao.

  5. Sembri un po come le mamme alla fine di una gravidanza.. sai come la chiamano… crisi post-parto… ma sono contenta che hai scritto la fine del principio… perchè è proprio come diventare mamma.. ti sei portata un figio dentro 9 mesi… l’hai nutrito e amato.. ma quello è solo il principio… c’è tutta una vita che ti aspetta dopo… Tutta una vita…
    un bacio Titti
    P.S. Mi mandi i titoli dei tuoi libri così mi tieni compagnia per l’estate… a presto

  6. quando finisce qualcosa che ci fa sentire vivi, ci appaga inevitabilmente poi ci sentiamo smarriti…anche se appagati, come nel tuo caso.
    personalmente ho capito nel corso del tempo che non esiste la parola fine per come l’abbiamo sempre concepita
    mi piace molto il concetto che hai espresso
    fine come inizio di un principio
    in questi anni ho imparato che anche la fine piu’ amara ci riserva sempre un seguito…
    basta saper cogliere il disegno che la vita aveva in serbo per noi

    In bocca al lupo Sergio per il tuo romanzo
    sicuramente sara’ una piacevole sorpresa come lo sono stati i precedenti…in anticipo ti ringrazio per le emozioni che ci regali e di cuore ti auguro che se ne accorga questo nostro mondo un po’ bizzarro!
    ciao, buona serata e…buon principio!