Vi regalo l’inizio del mio ultimo romanzo…

Sì, vi faccio questo regalo, postando l’inizio del mio romanzo. Chissà che non vi venga la voglia di comprarlo in libreria o ordinarlo direttamente alla www.sbcedizioni.it una delle peggiori case editrici mai viste. Sì, che l’editore lo legga pure questo post, che mi telefoni, che mi spieghi perché non si è mai degnato di organizzare una presentazione per me, che mi spieghi perché il mio libro (e anche di altri scrittori che hanno pubblicato con luie con i quali sono in contatto) non si trova nelle librerie che l’editore dice di rifornire, che mi spieghi perché dovrei vendere come da contratto 130 copie per ammortizzare le spese di stampa quando lui non ha tenuto fede alle altre clausole del contratto. Mi spieghi perché un editore deve fare l’editore quando non ha né la forza né le capacità per farlo. Mi spieghi perché pubblica i libri se non ci crede. Eppure il mio romanzo, a detta delle critiche e di coloro che l’hanno letto ha un interessante peso letterario. Ai posteri l’ardua sentenza? Scusate, bloggers, se durante la lettura noterete che gli accapo non sono rispettati, ma se l’avessi copiato come dal libro ci sarebbero state interlinee doppie e triple, e avrei usato troppo spazio.

 

La figlia della Notte

 

romanzo di Sergio Consani

 

Nello stesso istante in cui Ida Borsi fu afferrata dalle braccia della morte, gli inquilini che abitavano nell’edificio che si affacciava sul Fosso Reale, lungo gli Scali delle Cantine, udirono un rombo cupo che sembrava partorito dalle viscere della terra; il rombo si propagò negli ampi e tetri sotterranei del palazzo, fino a raggiungere i piani alti per poi correre e dissolversi lungo le tegole del tetto. Tutti, incapaci di attribuire a tale rumore un evento naturale o provocato dagli uomini, avanzavano le ipotesi più fantasiose e inverosimili. «È arrivata la fine del mondo!» diceva qualcuno. «È Dio che ci punisce per i peccati commessi!» gridava qualcun altro. L’evento, di per sé unico e terribile alle orecchie di chi poté udirlo, ebbe la durata di pochi secondi e si ripeté parecchi anni più tardi. Da quel momento la gente, tramandandosi l’episodio di generazione in generazione, ne ha sempre parlato, facendolo arrivare fino ai nostri giorni. Ogni volta c’era chi vi aggiungeva nuove teorie, previsioni di sciagure, illazioni mefistofeliche o sventure causate dalla malasorte, le cui radici avevano origine da quello che ormai tutti chiamavano il boato. Accadde il primo maggio del 1860, nella città di Livorno. Era lo stesso giorno in cui trentacinque livornesi, accompagnati da una folla di curiosi che esaltava la loro partenza con grida di gioia e di raccomandazioni, s’imbarcarono sul piroscafo Etruria per recarsi a Genova; da lì avrebbero raggiunto Quarto per poi imbarcarsi di nuovo su un altro piroscafo, il Lombardo, comandato da Nino Bixio, e aggregarsi agli uomini della Spedizione dei Mille. Ida Borsi morì poco prima delle diciannove. Quando quella mattina Luisa, preoccupata, andò alla porta di Ubaldo e fece per bussare, si accorse che era socchiusa. «Ida…» chiamò a bassa voce. Non ci fu risposta. Chiamò ancora e schiuse lentamente la porta. Entrò con passi incerti, guardando l’ampio salone ben arredato, illuminato dalla luce del sole che a quell’ora entrava prepotentemente, infischiandosene degli ampi tendaggi bianchi di lino, ricamati ad intarsio, che abbellivano le finestre affacciate sul canale. «Ida…» fece di nuovo Luisa, questa volta con voce più decisa. Un uomo apparve come un fantasma sulla porta che conduceva nel corridoio. Un corridoio lungo il quale vi erano due stanze da letto, uno studio e, in fondo, la grande cucina. «Signor Stefanini!» disse con un’aria tra il sorpreso e l’intimorito Luisa. «Mi avete spaventata…» Ubaldo Stefanini aveva i capelli arruffati e gli abiti sgualciti come se avesse dormito vestito da qualche parte in una posizione scomoda, e la sua espressione non era quella di sempre; i suoi occhi, infatti, sembravano spiritati; anzi, a guardare meglio erano iniettati di sangue; la fronte era madida di sudore e le mani, non vi era alcun dubbio, tremavano. «Mi dispiace signora Luisa… non era mia intenzione spaventarvi…» Socchiuse gli occhi, inspirò profondamente e lasciò che l’aria uscisse lentamente, come a raccogliere lucidità. Poi riprese quel tono solito che gli si addiceva: distaccato e autoritario. «Immagino che la porta fosse aperta se avete messo piede qui!» «Sì, proprio così!». Rispose cercando di nascondere un disagio e una soggezione che l’assaliva ogni volta che aveva occasione di rivolgergli la parola. «Cercavo Ida. Eravamo d’accordo che… che le avrei mostrato delle stoffe interessanti per…» «Perdonatemi…» la interruppe con un sorriso che alla donna apparve forzato. «Le mie stoffe, pregiate e raffinate, sono il mio pane giornaliero, e credo che mostrare a Ida un qualsiasi altro prodotto che non provenga dai miei magazzini sia del tutto inutile!» Luisa, alla quale era difficile far abbassare la testa per via di quel carattere sanguigno che aveva ereditato dal padre, continuò a fissarlo negli occhi, disprezzando in silenzio quel suo tono falsamente calmo e quel linguaggio troppo condito di ipocrisia. Per Ubaldo, come per quasi tutti gli uomini di quel tempo, la donna era in dovere di sottostare all’autorità dell’uomo, di mostrargli pudore e non prevaricare nelle questioni di famiglia. Nell’interno di essa poi, la donna era sottomessa al marito, che rimaneva il garante e l’amministratore dell’unione coniugale. Ora, Luisa non era sua moglie, ma era pur sempre una donna, e quello sguardo di sfida non era tollerabile per un uomo che deve farsi rispettare. E lui non era abituato a tale sfrontatezza. «Se volete scusarmi…» disse Stefanini indicando la porta come a invitarla ad uscire. «Mi potreste chiamare Ida solo per un minuto?» chiese senza muoversi. Era un duello a distanza. Entrambi erano rimasti nelle stesse posizioni di poco prima: lei a due passi dalla porta d’ingresso; lui in prossimità del corridoio. Li separava una distanza di qualche metro e lo spazio che intercorreva fra i due dava l’idea di un campo di battaglia, ancora vergine, senza né morti né feriti, pronto ad accogliere i combattenti. «Ida non c’è!» «Mi aveva assicurato che ci saremmo viste!» aggiunse non disposta a cedere. «È andata via almeno un quarto d’ora fa. Aveva delle commissioni urgenti da fare. Adesso, se volete scusarmi.» Le ultime parole le pronunciò non più come un invito, ma molto più vicine ad un comando. E lo fece avanzando verso la porta, là dove Luisa, non convinta che Ida se ne fosse andata, attendeva senza muoversi. «Eppure non l’ho sentita scendere le scale…» incalzò la donna. Ubaldo si fermò, al centro del campo di battaglia, e le lanciò uno sguardo carico di astio. «È probabile che non l’abbiate sentita perché forse eravate indaffarata a preparare il pranzo per la vostra famiglia e tra rumori di ciottoli e forchette e coltelli…» «Può darsi. Mi pare molto strano però che non abbia bussato alla mia porta prima di andarsene. Eravamo d’accordo che ci saremmo viste» ripeté. Le si avvicinò, questa volta con l’intento di non lasciarla controbattere ad ogni sua parola. «A volte è così distratta…» disse andandole incontro e spalancando la porta. «Quando la vedrò non mancherò di rimproverarla per questa sua dimenticanza. Buona giornata signora.» Solo in quel momento Luisa fece caso, sulla sua destra, ad una sedia rovesciata e all’angolo di un tappeto rivoltato. Vide anche una statuetta di bronzo per terra. Raffigurava un cavallo che s’impennava, ma, riverso di lato, aveva perso la sua eleganza. Stefanini notò il suo sguardo posarsi su quelli che potevano apparire i segni di una lotta, e sorrise cercando di sdrammatizzare. «Ci piace giocare ogni tanto, e rincorrerci per tutta la casa è uno dei nostri giochi preferiti…» si schermì con aria maliziosa. Luisa si mosse verso l’uscita, lo guardò un’ultima volta con occhi indagatori, per un solo attimo, ma sufficiente per suscitare nell’uomo una certa agitazione. Le mani ancora gli tremavano e la cosa non era sfuggita alla donna. «Buona giornata anche a lei.» Ubaldo chiuse la porta senza rispondere al saluto e con il dorso della mano si asciugò il sudore sulla fronte.

Vi regalo l’inizio del mio ultimo romanzo…ultima modifica: 2008-04-21T15:10:00+02:00da sergio0591
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Commenti

Vi regalo l’inizio del mio ultimo romanzo… — 33 commenti

  1. Sì, tutto bene, ponyboy… grazie. Ho tralasciato un po’ il blog per ragioni di lavoro. Ero a Roma e non ho avuto proprio il tempo da dedicare a voi amici bloggers. Comunque sto per scrivere un nuovo post, e per quanto riguarda un nuovo passaggio del mio romanzo… be’… meglio se lo comprate il libro, no? Mica vorrai che lo pubblichi tutto sul questo blog!

  2. siamo al mondo per scherzo??

    ma caro giamp sei impazzito? 🙂

    quindi il mio gioire, le mie lacrime, tutto il mio costruire relazioni amicizie affetto, il mio lottare per l’amore e la vita

    sono destinati a cosa?
    ora rispondi:
    che senso ha una vita come tu la descrivi, che senso ha l’uomo se al suo posto potrebbe starci bene anche un ragno o una pietra?

    non voglio credere nell’uomo centro del cosmo, so bene che non siamo quell'”onfalos” greco

    ma

    credo ad un fine dell’uomo. qui ed ora.
    c’è un pensiero di Nietsche fantastico, cara Sandra, che mi ha sempre fatto riflettere molto
    più o meno dice così
    “non eterna un’altra vita, ma questa”.

    farfalla, lombrico, gufo.. macchè!
    un’altra vita come questa, perchè il mio affannarmi ora HA sicuramente un senso.

    🙂

    [ritornando a quanto detto prima è ovvio
    che poi non sia solo questione di fortuna, di caos, di destino. certamente molto di ciò che sono è dato da ciò che ho vissuto e fatto e saputo imparare.]

  3. Caro Giampaolo, con i bachi andiamo a pescare tra gli scogli di Livorno… non mangeranno i miei ossicini!
    Quanto a noi io credo alla rinascita in papavero, coccinella, foglia, alga o stella marina, semplice filo d’erba o in un’altra persona.
    Ci credo, ci voglio credere.
    E magari dopo una bella cremazione!
    Che allegria stasera!
    Ciao, Sandra

  4. Credo che Marialaura abbia centrato il problema, ed approvo anche ciò che A., in modo alquanto colorato, ha citato nei suoi commenti.

    Credo che il caso, la fortuna, il destino abbiano un ruolo importante nella realizzazione o meno di un’impresa, ma ovviamente, da soli non sono sufficienti; come dice Marialaura è necessario un sostanzioso “aiuto” da parte del soggetto protagonista, e se ti arrendi sei finito.

    Contrariamente a te non credo alla reincarnazione;
    credo che siamo al mondo per un o “scherzo del destino”, “partoriti” dal coas primordiale, e per una serie di casi fortuiti, evoluti fino ad oggi. Ma alla fine del percorso, come ho già detto in un precedente commento, ci aspetta solo la terra con i suoi bachi, deputati a farci sparire definitivamente dal pianeta.

    Un saluto caro Sergio, spero di vederti quanto prima.

  5. Io credo che il caso vada aiutato. Credo molto nel destino… ma credo anche che non ci si possa affidare soltanto a quello… bisogna impegnarsi in ogni campo della vita!
    Certo… la fortuna conta, ma non è tutto. Non basta essere fortunati per sfondare. Servono talento (in primis!), tenacia, forza e tanto tanto coraggio. Anche quello di rornare a galla dopo le mille batoste che ogni professione (la nostra in particolare) ti presentano!
    Non c’è mai una fine… se ti arrendi sei F-I-N-I-T-O!

  6. ciao a tutti, anche a me siete mancati venerdi’ sera, marialaura lo so che non ti sei dimenticata di me…appena sai con sicurezza quello che vuoi fare ci mettiamo d’accordo, va bene?
    non credo nel caso, poco nel destino…a parte la morte…credo nell’intelligenza dell’uomo, nella tenacia e nell’amore per quello che si fa, credo nella passione e nella vita!

  7. caso come anagramma di quel Caos che già i greci identificavano come motore celeste

    detto questo

    ovvio e nobile mio caro sergio il combattere più che mai, diciamo la tensione umana a migliorarsi sempre un po’ di più.

    per il resto
    non credo per niente ma proprio per niente in questa reincarnazione.
    è misera scusante.

    e quando intendo che ahimè fortuna spesso gestisce e tesse i nostri sottili fili non voglio dire che passivamente ci dobbiamo abbandonare a questa moderna parca

    ma

    quando la pallina, inesorabilmente
    tocca la rete e torna di qua abbiamo perso. fine.
    e non c’entra la bravura, il lottare, l’allenamento- a volte.

    e se poi tu la vedi come una partita su mille può anche starci,
    certo è che per un professionista una, anche solo una è già tragico esito.

  8. Non credo al Caso, soprattutto se me lo scrivi maiuscolo; così facendo dai al Caso una vera identità, perciò il Caso non è più un avvenimento imprevisto staccato dalla vita, bensì una sorta di manovra-burattini che muove i fili a caso, appunto. Perciò il caso, a mio avviso, è scritto rigorosamente minuscolo, conforme alle regole dell’imprevedibilità che forse non ha niente a che fare con le nostre vite. Avevo già detto da qualche parte che la mia idea che possa esistere la reincarnazione si fa sempre più concreta; ma ovviamente sono solo pensieri, opinioni, teorie. Non me ne frega niente se quello che potremmo chiamare Destino (sì, maiuscolo) mi sottopone a prove dolorose più che a gioie; certo è che non agisco passivamente agli ostacoli, non mi lascio andare perché tanto “è scritto”. Semmai combatto più che mai, conscio del fatto che se, supponiamo, nella mia vita precedente ho fatto qualcosa di sbagliato e oggi ho scelto di essere e vivere qui, faccio di tutto per migliorare il mio stato, quello sprirituale, intendo.

  9. io vedo persone in giro che spesso non riescono ad ammettere che la loro posizione sociale, il loro lavoro, le scelte affettive e non spesso sono dettate puramente dal Caso, da una combinazione di mosse ed eventi spesso estranea alla nostra/loro volontà.

    perchè restìe?
    perchè dovrebbero ammettere a se stessi che forse poco di quello che sono e decidono può essere scelto effettivamente da loro.
    appunto terrorizza pensare di essere figli di un caso non sempre amico e di un destino spesso beffardo che premia chi talento (in tutti i sensi mio caro!) proprio non ne ha.
    che avvantaggia una politica di malaffari, una sanità spesso corrotta, una scuola incapace ecc…

    certo non tutto ciò che c’è nei film corrisponde al vero, ci mancherebbe

    molte volte è peggio.

    😉

  10. Mah! Non sono molto d’accordo su questo tuo concetto cara A., prima di tutto perché non vedo persone in giro che hanno paura di ammettere quanto conti la fortuna; secondo, il mio punto di vista è che se hai talento ti godi la vita, se non ce l’hai e hai solo fortuna sei solo un superficiale. Naturalmente per talento non intendo solo quello artistico, ma quello che abbraccia qualsiasi professione. Certo, è vero che a volte la palla colpisce il nastro e quello è il momento peggiore: in una frazione di secondo vedi un mondo, quello che ti farà vincere o perdere quella partita. Ma la vita è fatta di tante partite, e prima o poi la palla, pur colpendo il nastro, andrà a toccare il campo avversario. Haqi fatto riferimento a match point, ma non tutto quello che si scrive o si vede al cinema, anche se sono frasi ben studiate, corrisponde sempre al vero.

  11. >Chi disse “preferisco avere fortuna che talento” percepì l’essenza della vita.
    La gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna nella vita, terrorizza pensare che sia così fuori controllo. A volte in una partita la palla colpisce il nastro e per un attimo può andare oltre o tornare indietro.
    Con un po’ di fortuna va oltre. E allora si vince.
    Oppure no.
    E allora si perde.

    da match point

    quanto è vero.
    soprattutto al giorno d’oggi.

  12. E allora visto che io , inavece di partire o andare al mare, sono qui a casa a fare le solite cose… vi lascio un sorriso:).
    Uffa però… ieri non abbiamo fatto lezione… peccato:(.
    Messaggio per Stefania: non mi sono dimenticata di te… appena so qualcosa per certo ti chiamo! (tanto sai di cosa sto parlando)
    Allora vi (ri) saluto e vi auguro una buona giornata…
    Bye…

  13. Anch’io mando un saluto a tutti, senza commenti, perché in questi giorni, com’è giusto, si fanno sentire in pochi visti i ponti e le feste. Perciò, per chi lavora duramente e si sta riposando, lascio il mio saluto.

  14. La verità? Oggi conta il “sostegno” che hai, non cosa sai fare!
    E la spintarella conta spesso anche più del nome (certo, se non si tratta di nomi “bollenti”, ovviamente!).
    Noi possiamo scrivere e sperare… magari un po’ di fortuna potrà arrivare anche per noi… dai, siamo positivi (anche se significa essere sognatori incalliti…).
    Oggi il mondo gira intorno alle raccomandazioni, sarebbe stupido fare finta di niente… purtroppo!
    Un saluto…

  15. Fosse così facile cara Linda… in questo caso potremmo chiederne un po’ a chiunque abbia avuto “culo” nella vita. Non so… ciao Silvio… ti dispiacerebbe prestarmi 45 grammi del tuo culo? Sai, devo pubblicare un nuovo romanzo e non voglio rischiare un’altra delusione! Dicono che la fortuna uno se la crea, che nella vita non c’è bisogno di averla, ma sono solo le tue capacità che contano. Ma che cazzata! Se fosse così, perché conosco un sacco di gente talentuosa – artisti in genere – che hanno un grande cervello, una grande sensibilità e non riescono a uscire come si meriterebbero?

  16. Toh! La Enrica! Avremo il piacere di sentirla? Bene, ti aspettiamo con i tuoi commenti. Grazie ponyboy per i tuoi auguri, e speriamo bene. Eh… caro Fabri… è dura, molto dura.

  17. caro Sergio, leggerò con calma il tuo inizio di romanzo. Per il resto la tua casa editrice ricorda molte imprese con cui sono costretto a lavorare. Questo mi dà da pensare che la mancanza di professionalità sia generalizzata e che “rimboccarsi le maniche” in questo nostro paese, voglia anche dire avere l’umiltà di ammettere di aver fatto il passo più lungo della gamba e non saper gestire la propria impresa.
    saluti fabrizio

  18. Purtruppo ogni artista si porta dentro la sua buona dose di delusione, il così detto ” culo ” è privilegio solo dei pochi baciati sulla fronte.
    Bisognerebbe essere abbastanza coscienti della situazione e cercare di non farsene motivo di cruccio.
    Ma un artista che artista sarebbe senza le sue melanconie?
    Quando capisci che vali, sii felice di quello che possiedi: il dono di poter esprimere un mondo dentro di te, fatto di emozione, vibrazione, hai la possibilità di emozionare, la possibilità di sentirti dire grazie sinceri.
    Non siamo tutti uguali, un artista è un “diverso” ma che diverso…
    La realtà attuale ci fa capire che il credo di oggi è il signore interesse, ma noi sentimentali teniamo duro e il mondo ce lo inventiamo ogni giorno, a nostro piacimento!
    La stima che ho di te, penso di avertela dimostrata, i tuoi libri dicono che sei un grande! ciao sergio, ciao a voi tutti

  19. Cara Linda, è vero, il tuo racconto è buono ed è un peccato che non abbiamo potuto commentarlo l’ultima volta. Ma riprenderemo il discorso tra un paio di venerdì quando, carichi come non mai, confronteremo le nostre opinioni. In quanto a Berlusconi, a me non me ne frega niente di urtare la suscettibilità dei suoi adepti: sono anarchicamente un libero di sinistra e usare piaggeria nei confronti di Silvio o dirgliene quattro non mi cambia la vita. Infatti, se dico che Berlusconi è un grande non commenterà certo su questo blog proponendo a sua figlia un mio manoscritto per la Mondadori. Al contrario, se dico che Berlusconi è un imprenditore che crede di governare l’Italia come se fosse un’azienda e che gente come lui è la rovina dei popoli, non succederà niente lo stesso. La vita spesso è una questione di culo e di incontri giusti, e che il talento per fare successo non basta, e che se urli troppo ti zittiscono, e se reagisci ti bastonano, e se credi che scrivere libri sia il più bel lavoro del mondo… no, non ti sbagli… è vero, scrivere o fare arte in genere è la cosa più bella del mondo.

  20. Cara Linda posso cambiare idea sul fatto che il silvio nazionale possa avere a cuore la cultura … tutto il resto rimarra sempre invariato.
    Un saluto a Sergio ed ai suoi amici/alunni.
    Paolo

  21. Paolo ti prego, anche se tutti noi fossimo pubblicati da Mondadori & friends ti prego… Non cambiare idea! E la chiudo qui perchè non vorrei urtare la sensibilità di qualche bloggers berlusconiano, per carità rispetto le idee di tutti!
    Sergio, mari mi ha detto che il mio racconto ti è piaciuto e ne sono veramente molto felice. Per eventuali bacchettate sulle manine comunque sono pronta! E’ bene accetta ogni critica costruttiva! Il prossimo racconto te lo consegno a mano, anche se è già pronto da un pò. Come al solito ho dovuto fare un pò di preparazione spirituale prima di consegnarlo. Un saluto a tutti!
    Cip cip

  22. concordo interamente su quanto dice l’amica Oasi.
    E concordo anche su quanto dice Linda, anche se temo che l’unto dal signore non abbia molto a cuore la buona cultura … pero se Mondadori ti pobblicasse, potrei cambiare opinione.
    un caro saluto,
    con simpatia, Paolo

  23. Il tuo primo romanzo ” L’odore di un’immagine” è davvero una bella storia, scritto bene, e cosa importante la storia è commovente ma non patetica, anzi è proprio tosta. Però ” La figlia della notte” mi è piaciuto di più! Ti ho già detto una volta che ho un debole per Ida; la immagino bella, femminile e delicata ma allo stesso tempo con una presenza importante e fiera! Mi sono proprio affezionata a lei. E anche il personaggio di Lorenzo è proprio un bel tipo, mi piacerebbe incontrare più uomini con una delicatezza d’animo come la sua!
    Insomma state tranquilli che se lo comprate non sono soldi spesi male, anzi!
    Sergio hai tutta la mia comprensione! Non sai quante volte mi sono ritrovata a comprare libri super pubblicizzati e dopo averli letti, essermi resa conto che mi ero presa l’ennesima fregatura. E poi magari ci sono scrittori come te e molti altri, che si sbattono per pubblicare e oltretutto si devono preoccupare di farsi pubblicità e autorganizzarsi le presentazioni ( se va bene che ne fai più di una!). Forse adesso che è sceso in campo “L’unto dal signore” (?) le cose cambieranno… In pratica adesso c’è solo da augurarsi di non dover raschiare il fondo per vedere se c’è qualcosa sotto!
    Un saluto a todos

  24. Decisamente un invito a proseguire nella lettura…
    (3 puntini!)
    Un abbraccio caro Sergio, spero di conoscerti quanto prima.
    ^_^