L’ispirazione

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Vedi? Lassù c’è un arcobaleno… 

Molti dei miei allievi mi hanno sempre chiesto, curiosi, come trovo l’ispirazione. Le fonti di ispirazione sono infinite e non esistono metodi o tecniche particolari per farsi venire un’idea. Dico sempre, quando ci facciamo una passeggiata da soli, di camminare e alzare lo sguardo, di far caso ai tetti, alle finestre dei piani superiori, al cielo, ai campanili delle chiese, agli uccelli. La gente che cammina guarda sempre verso il basso, come se lì, sul marciapiede ci fosse qualcosa d’interessante: ci sono solo cicche, escrementi di cani, gomme da masticare che formano sporchi cerchietti eterni, foglie secche, foglietti, nient’altro. Su, in alto c’è qualcosa da guardare, c’è l’ispirazione, perché vedrete cose che, pur conoscendo bene la vostra città, non avete mai notato. Un mondo nuovo.

E poi c’è il mare. Fortunato è chi vive in una città bagnata dal mare. L’inverno, con i suoi venti freddi e forti, ti fa respirare un’aria diversa, piena di salmastro e di mille odori. Il rumore delle onde, il lamento dei gabbiani, i brevi silenzi: tutto è ispirazione. Ti devi lasciare andare, liberare la mente e osservare, ascoltare, annusare.

E poi l’ispirazione arriva dal dolore, dalle pene d’amore, dalla bellezza dell’amore, dai desideri, da uno sguardo, da un bambino che gioca, da una donna che cammina, da un uomo che parla con qualcuno. Passi e ascolti per pochi secondi le parole dello sconosciuto: forse ha detto qualcosa che ti può tornare utile. Curiosità; anche la curiosità è fonte di ispirazione, e allora vai, scopri, cerca, apri un cassetto della nonna, ficca il naso nel baule di tua madre che tiene nello scantinato, in quel baule dove ci sono i ricordi preziosi di quando era piccola.

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 Eccolo il mare che ispira, il sole che scalda, le barche lontane, leggere, in solitudine e nel silenzio.

Nessuno deve disturbarti quando la tua mente viaggia alla ricerca di emozioni.  

 

L’ispirazioneultima modifica: 2007-12-10T19:40:00+01:00da sergio0591
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Commenti

L’ispirazione — 16 commenti

  1. Eh… cara miss (Francesca? Maria? Sara?), ricominciare da capo è una bella cosa, ma che cosa vuol dire esattamente? Un lavoro lo lasci dopo anni perché non ti piace e ne inizi uno, finalmente, che ti dà soddisfazione? Oppure lasci un fidanzato perché con lui non ci stai più bene e stai con un altro che ami pazzamente? Oppure ti accorgi di avere un carattere debole e, dopo tante sofferenze, delusioni, consigli scopri di essere diventata più forte e quindi cambiano i tuoi rapporti con chi ti circonda? Sì, tutto questo è fattibile. E l’ispirazione si può anche avere pensando a questi cambiamenti. Ma l’ispirazione (se si tratta di scrivere, dipingere, comporre…) viene all’improvviso, a seconda dello stato d’animo che hai. Certo, come avevo detto in qualche altra risposta, l’ispirazione arriva anche osservando le cose, guardando la realtà del presente; ma non ci dimentichiamo che, chi scrive, può anche pensare a qualcosa di fantastico: ET non è certo un personaggio vero, anche se meraviglioso non solo per i bambini; o i personaggi di Frank Capra.

  2. L ispirazione………. Ci sono molte cose che non so, ma ci sono altre
    cose che so.Per esempio so che la vita è piena di situazioni, persone ed eventi preziosi e fragili,ma non tutti piacevoli.So che il tempo passa, perchè al giorno segue la notte e dopo l’ oscurirà viene un nuovo giorno. Il mondo gira e noi giriamo sopra questo globo verdeazzurro; anche se non possiamo mai tornare al punto di partenza, qualche volta però ci è concesso di ricominciare.
    A tutti è concesso un nuovo inizio, se siamo in grado di coglierlo al volo.

  3. Nautilus, grazie per il tuo intervento che dovrebbe forse far capire a chi entra in questo blog che non vogliamo essere né retorici quando si parla di romanticismo né sentimentali all’eccesso. Hai ragione quando dici che è facile, soprattutto quando si scrive un libro, cadere nel melenso, nello sdolcinato. Io, nei miei romanzi, cerco di stare molto attento a queste cose e prediligo personaggi che hanno una forte interiorità e una grande carica d’amore che esce nei momenti opportuni, giocando molto sui sentimenti repressi, sulla difficoltà nell’essere se stessi. Ma, in contrapposizione a quanto ho appena detto, creo anche personaggi che amano la vita senza pudori, che si lasciano andare alla bellezza dei sentimenti, alla soddisfazione che si riceve sfiorando il corpo di qualcuno. E’ difficile spiegare qui in poche parole cosa vuol dire essere romantici o sentimentali, far capire le differenze (tu, ho visto, le hai capite), e sono sicuro che chi entrerà qui in questo blog riuscirà a dirci la sua. Non aspettiamo altro che confrontarci. Nel mio romanzo “La figlia della Notte”, se tu lo leggessi (sembra pubblicità, o forse giustamente lo è), capiresti bene come faccio agire i miei personaggi, intorno ai quali, pur parlando di maledizioni, di vendette, di musica, di ipocrisie, l’amore (in genere, universale) è sempre alla base, come le fondamenta di una casa. A risentirti.

  4. Non c’è nulla di male a esser romantici, anzi, romantico è chi dà spazio ai sentimenti e il sentimento è quel che conta davvero nella vita.
    Però, specie scrivendo, il romanticismo va tenuto sotto controllo altrimenti si può scadere nel sentimentalismo.
    Così al romanticismo, che nasce come atteggiamento forte, eroico e di lotta contro il destino, può sostituirsi una vaga romanticheria e un passaggio a toni elegiaci o poetici che rischiano di diventare con troppa facilità stucchevoli, come in qualcuno di questi post.
    Insomma il romanticismo è una bestiaccia da tenere fortemente al guinzaglio evitando il più possibile la retorica altrimenti si trasforma in qualcosa d’altro, che secondo me non gli somiglia neanche più.
    D’altra parte se non sbaglio è quel che accadde in letteratura nell’800 con una corrente che fu proprio chiamata, se non ricordo male, “sentimentalismo”.
    Poi ognuno ha la sua sensibilità, e non è detto che l’aggettivo “romantico” debba per forza riferirsi al romanticismo come movimento artistico ma a un atteggiamento verso la vita che privilegia sensazioni e sentimenti anzichè quel materialismo consumistico (la carta di credito) a cui troppi riducono le proprie aspirazioni, ma la valenza quasi denigratoria che ha assunto in questi tempi l’uso di quel termine secondo me deriva proprio dall’eccesso di sentimentalismo di cui viene caricato.
    Evitare questo eccesso vuol dire riportare l’appellativo “romantico” al suo significato originale, di cui ognuno non potrebbe che vantarsi.
    Saluti.

  5. Per Antonella. Sul post “I miei libri” c’è anche l’indirizzo del sito della SBC, attraverso il quale puoi ordinare “La figlia della Notte”, oppure puoi farlo direttamente in una libreria e se mi dici in quale città vivi forse posso aiutarti meglio. Per quanto riguarda “L’odore di un’immagine” basta che scrivi titolo e autore sulla barra di Google e troverai come fare. Stessa cosa per “Vuoi tu prenderla in sposa finché qualcosa non vi separi?”: L’editore Di Salvo ha un suo sito e puoi ordinarlo direttamente da lì. Vedi quanto è complicato vendere i libri? Se ci fosse una distribuzione capillare da parte degli editori (praticamente impossibile), non avremmo problemi, né io come autore né voi come lettori. Ma tant’è.

  6. Prodigiosa è la mente.
    Prodigioso è l’amore…
    Per Sandra : …e rimani inebriata della Tua stessa essenza.
    Buonanotte e che sia lunga e pensierosa !!!
    Per Sergio : dove posso ordinare i Tuoi libri?

  7. Sembra così semplice Sergio quello che hai scritto che ci voglio credere. Ma è difficile buttare via il passato molte volte, difficile sdradicarsi da quelle abitudini che all’inizio di una storia d’amore o di un’amicizia erano solo cose belle. Serve tanta forza, soprattutto quando la scelta di cambiare coinvolge inevitabilmente altre persone…
    Ma è solo difficile, non impossibile.

  8. Ecco, si parla così tanto di tristezza. Ma perché? Perché dobbiamo essere sempre così intrisi di questa sensazione così avvilente, angosciante? Lo chiedo, ma spesso anch’io sono come voi, non conosco il trucco per disfarmene; ma forse un rimedio esiste, ed è quello di gettare via ciò che pensiamo non ci appartenga più: un ricordo, un’esperienza dolorosa, un’infanzia infelice, una persona che non si riconosce più. Forse abbiamo una donna accanto – o un uomo per voi donne – che ha finito di essere quel sogno che pensavamo fosse all’inizio della storia, e allora non è giusto tenerla qui vicino. Non serve a niente, non serve a me e io non servo a lei. E’ finita. Sto male con lei e mi deprimo. Amo un’altra e non ho il coraggio di dirle che tra noi è finita. Sono triste. Certo che sono triste: non ho la forza di dirle grazie, sei stata stupenda venti anni fa, per tanti anni, ma tu non mi hai seguito, sei andata da un’altra parte, non ci capiamo più. Paure, ipocrisie, bugie. Basta. Riprendo in mano la mia vita.

  9. Bella la tua poesia Antonella! Si, la tristezza mi paralizza spesso e
    in questo periodo della mia vita sento che l’odore della tristezza mi appartiene, un odore che va e viene come le onde del mare. Per fortuna respiro il salmastro tra un’onda e l’altra. E rimango inebriata. Dal mio salmastro.

  10. Chiedo ancora scusa mi sono allargata troppo…
    comunque capisco ciò che vuol dire Sandra quando parla di tristezza… a volte è paralizzante…ma poi si metabolizza tutto. Penso invece sia più difficile gestire l’assenza e il vuoto che ne produce.
    Grazie A.

  11. Nel mezzo, nel letto

    sul dorso della vita

    dove lenti corrono i pensieri

    ed il sangue ai lati fonde e si confonde

    costruiamo case

    e distruggiamo speranze

    il cerchio si apre ed entri Tu

    solitaria quanto smarrita

    bruna foglia di tabacco

    Ti accendo e sento che

    sto bene con Te!

    Sto bene con la Tua integrità

    che declama i suoi diritti carnali

    e ricusa i doveri morali.

    Così nel mezzo

    risplendi e disseti

    di muto e sincero cordoglio.

    Antonella DiBart..

    La solitudine creativa la nostra sorella fedele…

  12. Si è tristi perché? Le mani non vibrano perché? Se la tristezza proviene da un’infelicità bisogna vedere di che tipo è: la morte di qualcuno non può far sparire il dolore se non con il tempo e per il momento la felicità non la puoi acchiappare: non dipende da te.
    Se però l’infelicità è causata da un modo di vivere sbagliato, da un uomo che ti sta accanto che non ti capisce più o tu non capisci più, allora la felicità è ancora raggiungibile: è faticoso e doloroso “dire di no”, ma se ne va della tua infelicità, allora vale la pena di trovare il coraggio. E poi arriva l’ispirazione…

  13. Sì, ci puo’ essere l’ispirazione, ma a volte le mani non vibrano.
    Come stasera. Per la troppa tristezza che ho dentro. E che mi fa inghiottire i pensieri anziché scagliarli lontano, fuori dal cuore. E allora non scrivo perchè il cuore si ferma e le mani non vibrano.
    Anche se c’è l’ispirazione.

  14. Grazie Antonella per il tuo commento. E’ vero anche ciò che dici tu… l’ispirazione è un momento e nasce di getto. Ed è quel momento che poi ti dà lo spunto per creare, per mettere parole infinite su un foglio che rimarrà per sempre, anche se rimarrà chiuso in un cassetto.

  15. L’ispirazione nasce di getto… è un attimo o pochi istanti che racchiudono una parte della tua vita vissuta intensamente. E’ un odore che ti riporta indietro nel tempo ma ti da forza per andare avanti.
    E’ dolore che si trasforma in gioia … come l’Ambra incastona i dolori della natura e ritorna preziosa alla vita…
    Per il momento complimenti per il blog, mi riprometto di farle visita non appena riuscirò a leggere uno suo racconto.
    Con stima
    Antonella DiBartolomeo