Il cielo

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Basta sdraiarsi di sera su una spiaggia o su un prato e alzare gli occhi al cielo per capire. Capire che quel senso di smarrimento che ti assale è solo la consapevolezza della nostra microscopica presenza. Guardi le stelle e non puoi contarle, ti perdi nello spazio, tra miliardi di puntini luminosi che appaiono immobili e che immobili non sono. Le stelle sono in fermento continuo come le nostre anime, si modificano, si spengono, esplodono, si disintegrano per andarne a formare altre. Fissi il cielo scuro, le stelle penzolano nel buio e danno l’impressione che potresti raggiungerle anche con un semplice aereo. Ma sono lontane, lontanissime. Cerchi un punto di riferimento, ma è solo la luna che ti guida nello spazio che non ha confini. Non ha confini. Così come neanche l’infinitamente piccolo ne ha. E noi dove siamo? Tracci una linea retta immaginaria e cerchi di porre il tuo corpo su un punto. In quale punto? Siamo più verso il grande o il piccolo? Non ci sono segmenti cuciti tra loro, ma solo una linea retta, infinita. Ti perdi nel buio, navighi a vista tra le stelle senza un punto di arrivo e ti senti piccolo. Eppure, rispetto a un atomo ti senti grande, immenso, in grado di manipolare, di gestire, di offendere, di distruggere. Guardi il cielo e soffri improvvisamente di vertigini, come se ti trovassi sospeso su un filo e sotto di te c’è il vuoto. Lascio uscire la mia anima, volo in alto, vedo il mio corpo con la faccia rivolta verso il nulla diventare sempre più piccolo, ancora più in alto, la Terra è diventata una palla colorata, si allontana, si allontana, si confonde con altri pianeti e le stelle la inghiottiscono. Non la vedo più la Terra, è solo un puntino, come tanti altri. Continuo a volare in alto, o in basso, o di lato, chissà. Atterro non so dove, mi guardo intorno: c’è qualcuno laggiù, sdraiato per terra. Fissa il cielo e non vede altro che miliardi di stelle, puntini insignificanti.

Il cieloultima modifica: 2010-03-06T12:54:00+01:00da sergio0591
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Commenti

Il cielo — 2 commenti

  1. …eppure una richiesta c’è in queste parole. Una chiara, inequivocabile richiesta. La giusta collocazione dell’uomo, di me e te..del mondo e dei suoi abitanti…non nelle aree geografiche o estensioni planetarie, in mondi sconosciuti ed universi curvi…ma dentro di noi. Lì ritroviamo la presenza di noi. Un incontro non immaginario quanto realistico e…tangibile..se pure in ambienti dell’anima ..del sentire…del percepire l’essenza delle cose..possiedi l’orientamento dello stanziamento anche di quello geografico, attraverso quel sentire. Ritrovi la giusta dimensione di te in un universo altrimenti assente. La scala delle priorità..quella vera. E’ vero, ti senti piccolo quando osservi il cielo stellato, e si prova quel senso di non essere su nulla, come in un vuoto stabile…ma nella certezza di..essere e di esistere, nell’incontro con te, lì, amico mio, ti senti parte di lui..pezzo distinguibile…fortemente integrato.

    Un salutone..

  2. e poi?
    cosa saremo?
    ci ritroveremo?
    Saremo aria… saremo pianta?
    Saremo di nuovo in nuove vesti su questa terra?
    Il mistero accompagna la nostra vita, che se e’ tutta qui e’ una gran bella fregatura…
    Troppa presunzione pensare che tutto ruota intorno a noi, e pensare che in tanti lo fanno…
    e se rinasco formica?
    allora sì, che mi sentirò piccina…
    Continua a guardare le stelle… ma non ti risponderanno… però son belle!
    buona giornata Sergio!