IL TRENO DEI DESIDERI

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Ogni volta che viaggio in treno lungo il percorso Roma-Livorno non prendo mai un Intercity o un Eurostar, ma un semplice R, Regionale. Non è per una questione di denaro; in fondo sarebbero solo una manciata di euro in più. È quel treno che mi ispira. Mi fa tenerezza con tutte le fermate che fa, i vagoni semivuoti. Ma ti rallegra con il paesaggio che riesci a vedere, anzi, a guardare, senza folli corse a 250 chilometri all’ora. Poi, come in questo istante, alle 15 di una bella giornata di metà marzo, il sole mi scalda attraverso il finestrino, e io sto qui, a scrivere mentre mi sento beato come una lucertola. E penso, e scrivo. E sogno. Penso a lei, che amo, e non vedo l’ora di stringerla, di baciarla, di coccolarla. L’amore è ancora a parecchi chilometri di distanza, ma gli alberi sfrecciano, i campi ora sono verde scuro ora più chiaro, le nuvole cambiano forma, pigramente, e il treno corre nella direzione giusta. Forse oggi non la vedrò, ma non ha importanza: il suo odore si fa sempre più forte, le nostre onde si accorciano, si avvicinano. Potrei d’altronde non vederla per giorni interi: non cambierebbe niente. L’amore sfida il tempo, e se non c’è tempo aspetto, e se aspetto ho tempo. Il tempo guarisce, lenisce, il tempo è poco. Il tempo sul treno non esiste: di esso poco m’importa. Il treno si ferma, riprende il viaggio, si ferma di nuovo, sale qualcuno, scende qualcun altro. Il treno è la vita che scorre, che ti porta avanti anche quando torni indietro. Il viaggio un giorno finirà. Un Regionale si spinge verso un binario morto, ma tutti quei vagoni hanno infinite storie da raccontare. Di odio, di sofferenze, di tragitti con le lacrime agli occhi, di sguardi lanciati da un posto all’altro, di risate di giovani e di vecchi, di ultras, di suore, di bambini annoiati, di gente malata, di militari, di pendolari, di amori finiti, di uomini soli, di donne sole. Di vita. Stazione di Livorno. Il tempo vola. E’ già domani.

 

IL TRENO DEI DESIDERIultima modifica: 2010-03-16T09:45:01+01:00da sergio0591
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Commenti

IL TRENO DEI DESIDERI — 11 commenti

  1. Anche a me il treno fa quell’effetto! Lì dentro passano storie, si intrecciano vite che magari senza quel viaggio non ne avrebbero mai avuto modo. Ogni volto, ogni sorriso, ogni sguardo magari nascosto sotto gli occhiali da sole racconta qualcosa, ha sempre una sua verità da dire e noi scrittori o aspiranti tali – parlo per me ovviamente! – ce ne accorgiamo prontamente riportando tutti quei piccoli particolari su carta. Crediamo di inventarci delle storie, ma in realtà sono state quelle persone a suggerirci ciò che abbiamo scritto!
    Un abbaccio maestro…

  2. quelle poche volte che uso il treno per spostarmi anche a me piace quello che va lento e ti permette di assaporare i profumi antichi di vissuti e goderti il panorama. Buona domenica

  3. Apprezzo molto questo post perchè è quel che penso io del treno ed è quel che faccio io sul treno. Solo che il tragitto Napoli-Bologna è un po’ più lungo e il regionale non lo prendo tanto spesso. Però lo prendo e mi piace e mi dà un gran senso di serenità. E poi, dico la verità, mi sembra di attraversare l’Italia, non di oltrepassarla.

  4. Evviva !
    Ho perduto una persona che quasi amavo, per spronarla a prendere quel treno benedetto.
    Non tutti i mali vengono per nuocere.
    Fatti l’abbonamento, lotta, insegui, non mollare.
    Deve capire quanto la ami.
    Auguroni.

  5. Tutto merito del corso?
    A proposito…
    la lezione di ieri sera e’ stata molto bella e stimolante, ha entusiasmato me e le altre alunne… che ho sentito oggi…
    e tu sai…
    sai quanto mi costa parlare in pubblico
    sono molto piu’ brava nell’esprimermi con la penna che con la parlantina…
    passato il primo momento mi sono pure divertita!
    Grazie!

  6. ..anche io adoro il lento scorrere del paesaggio da un finestrino del treno.. lasciar vagare lo sguardo tra i colori delle stagioni che si susseguono.. scrutare la quotidianità rurale dei piccoli centri che si attraversano.. immaginare le vite che li compongono.. e sentire che ogni arrivo è una nuova partenza..

  7. Ciao Sergio, anche a me sembra strano che dopo questo nostro percorso nella vita, poi, non ci sia più nulla..il buio come dici tu….anche a me sembra strano che in tutto questo grande caos, e oggi mi sa che lo è…che ci abbiano lasciati soli a vedercela con il nostro avvenire??? Mah..anche io come te non sono convinta..
    …Il treno…io lo prendo poco. Però ora penso chissà quante storie potrebbe raccontarci…di quante storie ha visto l’inizio..o la fine…Certo è che quando si va incontro all’amore, cambia la concezione del tempo, che è solo nostra..può essere che voli..ma anche che non passi mai e che ogni secondo sia interminabile…come l’amore, quello vero in cui io non smetterò mai di credere…
    …un abbraccio

  8. Di anni ne ho 36. Non mi sono arresa alla solitudine, penso solo che accettare la propria condizione sia l’unico modo per vivere e non lasciarsi morire.
    Odio i treni. Quanto tempo ho sprecato in un treno a rincorrere qualcuno che non esisteva…

    E’ bello sapere che un uomo che viaggia orgogliosamente verso i sessanta possa ancora essere rapito dal fuoco sacro dell’amore. :o)

  9. Il treno ci porta dove desideriamo andare e così avviene anche nella vita: siamo noi a scegliere la destinazione e, a meno di problemi legati alla salute, sarà la nostra voglia di far bene mettendoci in gioco giorno per giorno a condurci alla meta ambita. Ciao e forza Ferrari! Direi che Shumy sia tornato per la pura passione di correre: di soldi ne ha abbastanza ma, a quanto pare, non può fare a meno di sfrecciare a 300 km/h.

  10. Il viaggio fu lungo, faticoso, pieno d’imprevisti.
    Perse di vista il motivo della sua partenza e si ritrovò ad essere spettatrice di se stessa.
    Seduta vide sfrecciare alberi, casolari abbandonati, letti di fiume gravidi d’acqua. Scheletri d’albero.
    E poi ancora discese e risalite, i tunnel arrivavano con il loro rumore assordante come un pugno nello stomaco.
    Il treno decise di invertire il senso di marcia, a ritroso ripercorse lo stesso tragitto…
    Ma non era possibile…
    Avvenne.
    I casolari erano abitati, sui prati bimbi che giocavano a palla. Donne che ridevano nei loro abiti colorati e uomini con un buon bicchiere di rosso.
    Le acque nei letti dei fiumi si rincorrevano attraverso i ciottoli bianchi come l’abito di una sposa.
    Gli alberi sorridevano al passare del treno, facendo bella mostra dei suoi colori e profumi.
    Il quel viaggio ci fu un inizio ed una fine.
    Quando ella discese da quel treno sapeva di non essere la stessa persona di quando vi era salita.
    Accolse la nostalgia di quel viaggio in un ricordo da conservare.