Pezzi di vita

Qui, su questo post, lascerò tracce del mio modo di essere, e quindi di scrivere. Questo primo pezzo di vita è uno spunto che ho preso un giorno da un amico che per la prima volta andava con una puttana. Mi sono immedesimato, io che con loro non ho mai condiviso il letto.

Era la prima volta che andavo con una puttana. Eppure, all’età di quarantacinque anni si poteva pensare che, almeno da ragazzo, spinto dagli amici, incuriosito dal sesso facile senza strascichi sentimentali, avrei già potuto lasciare una traccia del mio seme – inutile in quel contesto, è chiaro – in quell’abisso di paure, di solitudine e di repressioni. Nessuno teme le puttane: per gli uomini loro sono il giocattolo con il quale si può fare qualsiasi gioco, chiedere di soddisfare i propri desideri nascosti, parlare di tutto e quindi di niente senza aspettare, ad una eventuale domanda, una risposta concreta e accettabile. La donna, in quelle vesti volgari, dal fare ammiccante, dal trucco pesante e lo sguardo lontano e perso chissà dove, è la quintessenza del godimento puro e semplice, veloce e senza rimpianti. Nel conficcare quell’arma per niente segreta nell’apertura che dona la vita e solamente un lampo di piacere, si riesce a cogliere le sfumature della vita passata che ti scorre accanto e ti accarezza la testa, le spalle, giù fino alle cosce e poi alle caviglie e infine ti solletica i piedi. Confuso, neanche fossi drogato, ti lasci prendere dalle immagini di altre donne che hanno condiviso le tue notti, il tuo letto, l’auto, il prato, la sabbia. Chi sono quelle donne? Che parte hanno avuto in questa recita dove non si è mai vista l’ombra di un buon regista e neanche una scenografia degna di essere messa nel sacco dei ricordi? Dicono che poco prima di morire si rivedono in un veloce flashback gli accadimenti più importanti della nostra esistenza: anche con quella puttana mi è successo. Forse perché era la prima volta, forse perché speravo di morire tra le braccia di quella sconosciuta, forse perché Zana m’incantava con quel suo sguardo triste, forse perché ero io stesso a voler vedere ciò che era meglio non rivedere. Zana. Mi disse che si chiamava così, ma pensavo fosse un nome “d’arte”. Invece, verso l’alba, mi mostrò quello che sembrava un permesso di soggiorno e lì c’era scritto il suo nome: Zana Enver, nata in Albania, trentacinque anni. «Ma perché fai questo lavoro?» Non rispose subito alla mia domanda idiota; non so se per prendere tempo e pensare ad una risposta adatta al momento o se davvero fosse stanca di rispondere le solite cose ai soliti uomini curiosi. Ma quanti di essi glielo chiedevano? E perché? Chi poteva essere interessato alle sue esigenze, alle esigenze di una puttana? Loro venivano qui, in questo appartamento squallido per farsi una scopata, pagavano e a malapena, forse, dicevano ciao quando se ne andavano chiudendosi la porta alle spalle. «Che te ne importa a te?» Ecco, aveva risposto con una domanda, con quel suo accento un po’ duro, chinando il capo e dando uno sguardo alle sue unghie che avevano perso parte dello smalto rosso cupo. Non c’era cosa che odiassi di più; vedere una donna con lo smalto intaccato, consumato, rosicchiato. Mi dava un senso di sciatteria e sporcizia. Eppure era così visibile, continuamente sotto gli occhi, non era possibile non accorgersene. Molto meglio avere le unghie nude allora, senza quei vestiti a brandelli, così che potevi contare il numero delle bugie.

 

Pezzi di vitaultima modifica: 2008-03-02T11:05:00+01:00da sergio0591
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Commenti

Pezzi di vita — 60 commenti

  1. Verissimo Sergio non vivo nel paese delle meraviglie e quanto dici è chiarissimo ed evidente, dico soltanto che se smettiamo anche di indignarci quel poco che basta e ci rassegnamo in toto al ” tanto funziona così” è proprio finita, credo.

  2. Scusa la mia franchezza Cristiana, ma non c’è niente di nuovo nelle tue parole. Non che quello che hai detto non sia importante, solo che ormai lo sappiamo tutti che questa Italia va così. Non è vero che tutto il mondo è paese: in altre parti del mondo, oltre ai soliti raccomandati, vanno avanti anche coloro che hanno talento. Il Tirreno, dici tu, ha “denunciato” la situazione di cui parli: bè? e allora? credi che cambierà qualcosa? credi che il nostro quotidiano abbia la forza per smuovere gli animi? No, non succederà niente. Chi ha il potere ha la possibilità di manipolare il mondo, è sempre stato così e sarà sempre così. Ogni tanto qualche eroe esce allo scoperto e s’immola per la giustizia e la libertà, ma, come il Che, prima o poi viene fatto fuori. Così l’eroe rimane un mito e coloro che hanno il potere rimangono in vita e non cambiano in meglio le sorti del mondo. Io vivo e ho sempre vissuto in un ambiente dove le raccomandazioni sono all’ordine del giorno: in Rai, a Mediaset, al cinema, sono lì per nepotismi o perché amici di politici. Basta vedere quanta incompetenza gira in questo ambiente. Nella musica è un po’ diverso: lì non puoi bluffare, se non sai suonare uno strumento lo senti, le orecchie non perdonano. Tutto il resto è un’indegna pantomima di favoritismi. Cosa possiamo fare? Niente. Oppure una vera rivoluzione. Questo nostro Paese è ormai allo sbando, i politici sono la vergogna del mondo, l’Italia, “uno dei Paesi più industrializzati del mondo” non ha più una compagnia aerea, l’Italia guarda i monaci tibetani e appoggia il governo cinese per interessi economici dovuti alle olimpiadi, l’Italia è succube degli americani, l’Italia ha perso la guerra, l’Italia è divisa in due e da una parte c’è la mafia e dall’altra i leghisti, l’Italia ha le peggiori strade d’Europa, l’Italia è gestita da Bondi, Di Pietro, Mastella, Prodi, Buontempo, De Mita, Berlusconi, Veltroni, Bassolino e moglie, Rutelli e moglie. E perché no? Anche Costanzo, Vespa, Ferrara, Lerner. Costanzo… mi viene da ridere… Maria De Filippi… mi viene da piangere… Rutelli… vomito… Palombelli… ho la diarrea. Muccino… il fratello… Ugo Tognazzi… Ricky, i fratelli… per favore… Manfredi… i figli… Dapporto… il figlio. No… dico… potrei continuare all’infinito, ma senza mai arrivare a dire… Leonetto Consani, mio padre… impiegato alla Fiat… Sergio, suo figlio. Grazie a mio padre che se un giorno venderò un po’ di libri lo farò solo perché sono belli e non perché mi hai fatto raccomandare da… Agnelli!

  3. Allora…che dire dl caso “parentopoli” esploso in Provincia a Livorno?forse non serviva un vero e proprio medium per capire che la situazione all’interno di quell’Ente dove ho avuto modo di fare tre “sudatissime” collaborazioni a tempo era quantomeno anomala.
    Sono entrata per caso in Provincia dopo una selezione che faceva seguito a un corso di Marketing turistico territoriale, argomento che mi aveva entusiasmato moltissimo e mi aspettavo di poter avere un qualche riscontro in un ambito dove si trattava di sviluppo turistico e formazione.Ebbene no, non funziona così, nel settore in questione, gestito da donne armate le une contro le altre ,( non ho mai capito perchè), non vige il criterio del merito e della volontà di fare ma piuttosto quello della parentela di famiglia , meglio ancora se di letto,tutto ovviamente coperto da una sublime apparenza di sorrisi, buone maniere e impeccabili tailleurs coordinati a scarpe griffate e tanta tanta apparente disponibilità.Questo ovviamente dopo un pò di tempo non impedisce di rendersi conto che i contratti dei “ben imparentati” anche se a termine non termineranno mai, saranno cioè ripetutamente rinnovati e anche se i progetti di lavoro termineranno si troveranno nuove mansioni affinchè i suddetti vengano impiegati fosse anche solo a fare telefonate di pubbliche relazioni per l’Ente.Vogliamo poi sorvolare sulle scrivanie perennemente vuote in quanto i rispettivi titolari,che ricevono ovviamente lo stipendio previsto, soggiornano al sole in paesi stranieri perchè affetti da esaurimenti nervosi prolungati e prolungabili?oppure su signore di mezza età assunte ormai da molti anni che si portano qualcosa da fare da casa perchè, anche loro per motivi di salute, non sono utilizzabili per lavori di routine?ma l’elemento più sconfortante credo sia il fatto che in tutto il settore formazione ai posti più interessanti, quelli cioè di reclutamento e gestione, appaiono come per magia, figlie e figli di professionisti notissimi in città, avvocati, ingegneri, notai……che quando si trovano davanti a persone laureate in cerca di lavoro e non più giovanissime propongono elaborate quanto assurde strategie di collocamento o specializzazioni.So bene che non ho scoperto niente e che tutto il mondo è paese ma lasciatemelo dire, l’altra mattina quando ho aperto il “Tirreno” e ho letto che tutto questo abituale modo di procedere era sotto inchiesta sono stata contenta e un pò più leggera.

  4. Devo dire la verità, non amo la poesia, certa poesia poi non mi incuriosice, ma, a proposito di donne vi propongo questa, molto vera secondo me……

    Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa
    meravigliosa in assoluto è
    una donna in rinascita.
    Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la
    caduta.
    Che uno dice: è finita.
    No, non è mai finita per una donna.
    Una donna si rialza sempre, anche quando non ci
    crede, anche se non vuole.
    Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da
    mina anti-uomo che ti fa
    la morte o la malattia.
    Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che
    ti stai giocando
    l’esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è
    un esame, peggio che a
    scuola.
    Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come
    il tuo capo ti guarderà
    deciderai se sei all’altezza o se ti devi condannare.
    Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.
    E sei tu che lo fai durare.
    Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di
    dormirci, con un uomo; che sei
    terrorizzata che una storia ti tolga l’aria, che non
    flirti con nessuno perché
    hai il terrore che qualcuno s’infiltri nella tua vita.
    Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri
    come un cane.
    Sei stanca: c’è sempre qualcuno con cui ti devi
    giustificare, che ti vuole
    cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo
    stretto.
    Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
    Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli
    con le altre: “Io sto bene
    così. Sto bene così, sto meglio così”.
    E il cielo si abbassa di un altro palmo.
    Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai
    abitato Natali e Pasqua.
    In quell’uomo ci hai buttato dentro l’anima ed è
    passato tanto tempo, e ne hai
    buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci
    a cercarti dentro
    lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
    Comunque sia andata, ora sei qui e so che c’è stato un
    momento che hai guardato
    giù e avevi i piedi nel cemento.
    Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia,
    nel tuo lavoro, nella tua
    solitudine.
    Ed è stata crisi, e hai pianto.
    Dio quanto piangete!
    Avete una sorgente d’acqua nello stomaco

    .

    Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata,
    alla fermata della metro,
    sul motorino.
    Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.
    E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato
    per ore, perché l’aria
    buia ti asciugasse le guance?
    E poi hai scavato, hai parlato, quanto parlate,
    ragazze!
    Lacrime e parole.
    Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei
    metri che dia un senso al tuo
    dolore.
    “Perché faccio così? Com’è che ripeto sempre lo stesso
    schema? Sono forse
    pazza?”
    Se lo sono chiesto tutte.
    E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia,
    a due, a quattro mani, e
    saltano fuori migliaia di tasselli. Un puzzle
    inestricabile.
    Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
    E’ da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti
    così, scomposta in mille
    coriandoli, che ricomincerai.
    Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un
    istinto che la trascinerà
    sempre avanti.
    Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova
    forma per la tua nuova te.
    Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di
    presentarti a te stessa.
    Non puoi più essere quella di prima. Prima della
    ruspa.
    Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
    Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la
    prima volta, è come un diesel.
    Parte piano, bisogna insistere.
    Ma quando va, va in corsa.
    E’ un’avventura, ricostruire se stesse. La più grande.
    Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore
    delle tende o dal taglio
    di capelli.
    Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo
    meraviglioso modo di
    gridare al mondo “sono nuova” con una gonna a fiori o
    con un fresco ricciolo
    biondo.
    Perché tutti devono capire e vedere: “Attenti: il
    cantiere è aperto, stiamo
    lavorando anche per voi.
    Ma soprattutto per noi stesse”.
    Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è
    la più grande meraviglia.
    Per chi la incontra e per se stessa.
    È la primavera a novembre.
    Quando meno te l’aspetti…”

  5. Grazie a te Stefania , il mio non era un augurio classico, nel senso che anche io, come te ritengo che il senso della femminilità sia alto e conquistato a duro prezzo nel corso della storia, troppo alto per essere “festeggiato” brindando in una cena e sghignazzando nella migliore delle ipotesi dietro a qualche cameriere discinto…questa semmai è tristezza e la donna poco c’entra. Donna è come ho letto tempo fa ” creatura antica” con mille sfaccettature e dinamiche complesse di un’altrettanto complessa sensibilità…che tra l’altro mai come nella nostra epoca sta pagando il prezzo di una parità sociale con una disparità di affetti nel privato purtroppo. Ti ringrazio per l’indicazione della mostra, non mancherò di visitarla, approfitto per lasciare a te e agli altri corsisti la mia mail, tanto per non perderci di vista, visto che ero assente all’ultima lezione. La mia mail è romboli.cristiana@libero.it se mi scrivi mi farai piacere… a presto, Cristiana

  6. volevo ringraziare Cristiana per le parole regalate per la festa della donna. Carine e gentile da parte tua.
    Non è che gli altri anni facessi le faville, ma quest’anno mi sono sorpresa incazzata e mi ha dato quasi fastidio questa festa…
    Si festeggia l’8 marzo e nell’aria si sente remare contro sull’aborto, diritto conquistato faticosamente sulla propria pelle; non è politica la mia. è civiltà
    Siamo favorevoli alla vita, noi donne la vita la doniamo ogni giorno in tutte le sue sfaccettature ed è inaudito come una mattina qualche testa di ” c….” si alza e vorrebbe ritrattare quello che è stato guadagnato per migliorare la condizione femminile.
    Questa festa la cedo volentieri a quelle “signore” che vanno a farsi la permanente, si agghindano come panforti, vanno a cena e si esaltano facendo arrossire i camerieri, e perchè no? Finiscono la serata con un bello spogliarello maschile… Ah povere noi!
    Un regalo però ve lo voglio fare; alla Bottega del Caffè fino al 18 marzo c’è una bellissima mostra fotografica ( mein name ist Frau) Il mio nome è Donna. é bellissima… poesia! Andatela a vedere. ciao stefania

  7. Grazie per l’attenzione. Ho letto il post sopra e anche quello riguardante il corso di scrittura creativa. Io apprezzo molto chi scrive, chi ama farlo. Sarà che io sono, o meglio, vorrei essere un’esperta in lettura creativa e ti assicuro non è una battuta. Saper leggere al di là significa per me riuscire davvero a spaziare e a dare un senso alla pagina, alla parola, alla lettera. Ma anche ad una fotografia, a un disegno, ad una melodia. Per poi creare il mio universo del momento, sempre mutevole e sfuggente.

  8. Non è che “ho tentato di farlo”, Cristiana, ma lo faccio continuamente. In quanto ad un eventuale “angelo custode”, bè, ho l’impressione che qualcosa di misterioso ci accompagni durante questo tragitto provvisorio che è la vita terrena, e che ci protegga qualche volta quando vede che il nostro destino ci ha indirizzato verso una destinazione e qualcosa vorrebbe cambiarlo. Sono stati almeno tre i casi che ho vissuto di persona in cui avrei potuto anche morire e invece “qualcuno” ha detto no, non ancora, non è il tempo giusto. Tanto prima o poi dovrò morire, ma almeno lasciatemi portare a termine ciò che devo fare. Che cosa esattamente non lo so, ma chiederselo forse non servirebbe a niente.

  9. Stamani dedico a Sergio una frase di Paolo Galimberti, psicoanalista, che nel suo ultimo libro libro afferma” il segreto di una vita che abbia un senso è tutto sommato semplice; è interessarsi a sè, incuriosirsi a se stessi, scoprire il proprio DAIMON, la propria vocazione , e, durante l’esistenza riuscire a farla esplodere…” credo, se non ho capito male,che tu Sergio abbia tentato di farlo…buona settimana

    Cristiana

  10. grazie al tuo commento sono potuta arrivare al tuo blog…..il tuo modo di scrivere mi piace,tornerò a trovarti….a presto

  11. Non c’è dubbio che sui blog si trovano spesso cose interessanti, Fly. Come il tuo, dove ho anch’io lasciato un commento. Ed è un blog da visitare, lo consiglio a chi è troppo “terreno” e razionale.

  12. Sono sempre alla ricerca di scritti che mi piacciono e che stimolano la riflessione… la crescita…. e qui tra i blog si trovano cose interessanti molto spontanee e molto vere… in cui si sente l’anima delle persone… subito sotto la forma… senza molti formalismi e preamboli…
    mi è piaciuto questo post, anche se l’argomento è delicato… sembra restituire umanità… ad un’esperienza disumanizzante…
    Volevo anche ringraziare GianPaolo per la nomina…

    Fly

  13. …a chi Gianpaolo????? il mio superego direbbe a me, perciò ti ringrazio e auguro serena giornata anche a te!!!

    Cristiana

  14. L’ho letto e lo giro a tutte le donne……buon otto Marzo!
    “Un augurio alle belle e alle bruttine alle magre e grassottelle alle tenere e alle rompiballe. Poi auguri alle alte e alle basse a quelle generose e a quelle tirchie. Auguri alle donne che ti fanno entrare e a quelle che ti chiudono la porta in faccia, alle donne impegnate e a quelle che muoiono di noia, a quelle che fanno l’amore due volte al giorno e a quelle che non lo fanno mai. Poi auguri alle bionde, alle rosse, alle more, alle castane, a quelle coi capelli bianchi o brizzolati poi alle bianche e alle nere, anche alle gialle. Auguri a quelle che sanno aspettare e a quelle che si incazzano per un solo minuto di ritardo, alle donne innamorate e a chi non si innamora mai, a chi cerca il principe azzurro e a chi l’ha gia’ trovato, a chi si tiene stretto il moroso e a chi vorrebbe quello dell’altra. Auguri a chi non sa dire di no e a chi lo dice sempre, alle donne che hanno perso un Amore e a quelle che l’hanno ritrovato magari proprio oggi, alle donne che “no, li’ no” e a quelle “dai proviamo cosi’”, a quelle che prendono le tempeste ormonali come opportunità e a quelle che non lo ammetterebbero mai. AUGURI alle donne in pantaloni e a quelle in gonna, alle donne malinconiche e tristi e a quelle allegre e felici. Ma soprattutto un augurio speciale a tutte le donne che non fanno caso all’8 marzo ma che pretendono che la loro festa duri tutto l’anno.”

  15. ..

    non mi piace in sè. non mi smuove o commuove o esalta.
    non dice nulla di nuovo per me, per la mia sensibilità.

    però c’è quell’attenzione ai particolari, a come muove il volto, alle unghie, al suo accento, all’umano ecco

    che

    è particolare. dolce. sì quando l’ho letto ho pensato alla dolcezza che ne scaturisce. anche dalla tragedia, anche dalla desolazione.

    ed è una rara qualità mio caro sergio e per questo ti faccio i miei complimenti

    è raro trovare qualcuno che sa raccontarla in fondo, la dolcezza.

    buona giornata

    A.

  16. girovagando di blog in blog… sono incappata nel tuo e mi sono soffermata a curiosare. Piacevole, stimolante … ci tornerò…
    Ciao Anna

  17. Ciao Marialaura grazie per l’attenzione, sì Baricco è in assoluto il mio scrittore preferito ho letto tanto di lui ma il libro da te citato mi manca mi riprometto di leggerlo…grazie e ciao…a presto

  18. Buona giornata anche a te, ponyboy. Sto scrivendo la sceneggiatura per una serie poliziesca. Ho a che fare con un serial killer…

  19. Scusate se il mio commento non c’entra niente con il post di Sergio… volevo dirti, Cristiana, che mi ha colpito molto la frase di Baricco e che ora sto leggendo proprio un suo libro… “Castelli di rabbia”… ingarbugliato ma bello! Magari non interessa a nessuno… ma mi sentivo di dirlo :).
    Un saluto a tutti…

  20. Devo scriverla mi piace troppo:
    Accadono cose che sono come domande. Passano i giorni, oppure gli anni.. e la vita risponde. ”
    Alessandro Baricco

  21. Grazie per l’ampia ed esaustiva descrizione, non chiedevo certo la tua storia personale nè i tuoi amori passati o presenti….Mi fa piacere comunque fare la tua conoscenza virtuale, sono d’accordissimo con te sulla continua voglia di apprendere essendo tutti più o meno ignoranti di molti e molti aspetti della vita e della cultura. Tutto questo unito certo alla importanza di dialogare e confrontarsi senza la quale non esiste crescita nè sviluppo mai….Grazie dunque a tutti gli interventi dei bloggers che “incontro” su questo e altri siti di dibattito che frequento e un grazie dunque ai tuoi interventi……….

    P.S. Anch’ io ringrazio Sergio per l’utilizzo di questo breve spazio di risposta

  22. mi scuso con Sergio e con chi legge per aver utilizzato lo spazio di sergio per fini personali.
    ma non avevo altro modo

  23. Sono un 48enne, separato, che è riuscito a mantenere un rapporto corretto con la ex moglie. Con un figlio di 18 anni che vedendo padre e madre che si comportano in modo civile è riuscito a vedere il lato buono di questa situazione (con un po’ di opportunismo, ma data la situazione …),
    Sono innamorato della vita e del mio lavoro, ovvero faccio consulenze per problemi legati alla gstione dei rifiuti.
    Credo che la cultura, data dall’esperienza, dalla fantasia e dalla voglia di apprendere cose nuove, sia l’unico motore in grado farci evolvere da quello stato di primate che ancora siamo.
    Credo di essere un “ignorante” e questo mi dà l’occasione di voler apprendere semèpre qualcosa di nuovo.
    Quando ho incontrato il blog di sergio, come quelli di Fly, di Fiore di India, di Ossidiana, di Oasi (mi scusino i dimenticati) la mia curiosità ha preso il sopravvento e … mi sono trovato ad interagire con i sopraelencati.
    Interagendo ho incontrato altre persone come Fuss o Nautilus, che sfruttano la propria ecleticità per creare (anche in forma polemica o complessa) o alimentare dialogo. Dal dialogo si impara sempre qualche cosa, e …
    Acidus in fundo mi sono innamorato di una 24enne, ma non è andata.
    Ti basta?

  24. Sì Gianpaolo chiedevo chi eri te, infatti mi sono andata a vedere il tuo blog e ora ne so un pò di più…non molto per la verità…….ciao
    Cristiana

  25. NON VOLEVO FARE POLEMICA E TANTOMENO SOTTOVALUTARE LA CREATIVITA’ E l’ARTE. era solo una riflessione spontanea, sull’ONDA di quello che avevo letto, CIAO A TUTTI

  26. il mio superio mi fa pensare che il misterioso interlocutore possa essere io.
    Nel caso avessi ragione, nel mio blog c’è un adescrizione di chi sono.
    ciao, gianpaolo

    NB: se non sono io, il mio superio si scusa, ma conteporaneamente ne esce frustrato.

  27. La rabbia scturisce solo dal sapere che gli esseri indifesi sono vittime di persone senza scrupoli, tutto il resto è prosa, poesia, arte.

  28. “Mi sollevo, cerco i suoi occhi. E ora una sua mano si stacca da terra, si avvicina al mio viso e lo carezza. E quando quella mano fredda, come la pietra dov’era posata, si ferma sulla mia guancia, io so che la amo. La amo, figlia mia, come non ho mai amato nessuno. La amo come un mendicante, come un lupo, come un ramo d’ortica. La amo come un taglio nel vetro. La amo perchè non amo che lei, le sue ossa, il suo odore di povera.”
    E’ Timoteo, che racconta a sua figlia l’amore che ha provato per Italia, una prostituta.
    E’ una delle storie più belle più forti e che mi sono rimaste appiccicate al mio essere donna. Anche se fanno male, certo. E’ un libro bellissimo di M. Mazzantini.
    La disperazione di una donna… Perchè provare repulsione di queste realtà? Rabbia a leggere certe cose, stefania?
    Margherita

  29. si, ma cosa hai capito,non stavo assolutamente parlando di prostituzione, ma di dita, secondo me pura poesia, intendevo senso inespresso nel modo di scrivere, un saluto a tutti
    claudia

  30. ovviamente anche io mi schiera dalla parte delle sfruttate, anche se non condanno, seppur non approvando, le altre.
    gianpaolo

  31. Caro Gianpaolo, invece approvo in pieno la distinzione che chiaramente mi trova molto più schierata dalla parte di chi è costretto e indifeso nell’esercizio dell'”antico mestiere”Molto più esecrabili sono invece le schiere di signore “perbene” che aderiscono al concetto di ottenere in modo facile e si “prestano” in cambio di regali costosi e tenore di vita superiore alle loro possibilità…..non sono poi così rare come si può pensare….

    Cristiana

  32. Temo che ora farò arrabbiare qualcuno:

    distinguerei due condizioni

    la prima riguarda lo sfruttamento, condizioni esecrabile e condannabile senza mezzi termini. Non mi riferisco solo a “protettori, malavita organizzata o sfruttamento di ragazze avviate con l’inganno alla “vita” (orrendo termine), ma anche chi, nel ruolo di cliente favorisce lo sviluppo di quanto sopra.

    Una seconda condizione riguarda tutte quelle donne, professioniste, casalinghe o comunque semplici cittadine che vendono il proprio corpo consapevolmenete, con il solo scopo di recuperare quattrini per soddisfare propri desideri materiali. Anche questa condizione non incontra la mia approvazione (per quel poco che può contare), ma

    GIANPAOLO

  33. Ragazze, ragazze… non mi fate dire cose che non voglio, per favore. Io non ho tirato in ballo l’argomento “prostituzione”: ho solo scritto qualcosa che sentivo di dover esternare. Cosa c’entra adesso che le donne debbano risentirsi del fatto che altre donne vendano il loro corpo? Voglio dire… quello che provate voi non è poi tanto lontano da quello che proviamo noi. Gli abusi, i soprusi, le costrizioni, le violenze che ragazzine dell’est hanno subito o stanno subendo non devono indignare solo le donne, ma anche noi uomini. Di fronte alla violenza non c’è silenzio o omertà che tengano. Io poi scrivo, e scrivo ciò che sento, e non possiamo sempre polemizzare su tutto, semmai è bene parlarne in modo costruttivo: hai visto mai che anche le nostre vocine non possano arrivare da qualche parte? Ora voglio vedere che se scriverò la storia di un omosessuale mi dite che lo sono anch’io!

  34. Già che sto leggendo dico anch’io la mia allora.Sinceramente tra tanti argomenti di cui poter lasciare traccia nei “Frammenti di vita”
    Sergio, non avrei tirato in ballo la prostituzione, argomento troppo delicato che lascia aperte due chiavi di lettura, quella umana e quella sociale, entrambe molto sfaccettate e complesse. Mi limito allora a leggere semplicemente il brano e per la sua struttura lo trovo efficace anche se come dice Stefania duro da “digerire” specie da parte di una donna.

  35. dopo che ho letto la risposta che hai dato a claudia penso di poter dire quello che provo pensando a chi vende il proprio corpo.
    Avevo provato rabbia a leggere il tuo scritto, è un mio limite, non sono poi così delicatina, ma come sitratta di abusi, violenze ho troppa rabbia, repulsione. La mia testa non mi consente di fermarmi sullo scritto vado oltre, penso a quanto abuso, inganno amarezza , paura c’è dietro a quei corpi in bella mostra, a tutte le ragazzine che sono state ingannate, insomma, è un mio limite…non è un rimprovero verso di te, ? “capito mi hai?”

  36. Claudia… non è una mia repulsione. Come ho già detto non è una mia esperienza, ma qualcosa che ho sentito dire. Non ho repulsione nei confronti di chi vende il suo corpo, solo un po’ di amarezza e rabbia. Come dico sempre, quando si scrive non è detto che dobbiamo sempre aver vissuto quelle esperienze: la fantasia serve proprio per vivere altre vite.

  37. si, sono claudia, non capisco quello che state dicendo, ma senza dubbio devo dire a sergio, che ha scritto un pezzo di pura poesia, sento che una certa repulsione potevi averla, ma deduco ora che era solo il frutto di qualcosa di inespresso, veramente bello e pieno di emozione, grazie per questa lettura, fa bene al cuore.

  38. Ringrazio Cristiana dell’attenzione posta al mio commento.
    La spiegazione è che mi sono permesso una licenza poetica, ovvero ho identificato “le persone speciali” come entita, per cui singolare, da cui sono calamita.
    Spero di non aver detto castronerie.
    Con simparia Gianpaolo

  39. Scusa Giampaolo…..ho letto il tuo post per Sergio e la mia indole di prof……ormai di una certa età mi spinge inarrestabile a correggerti,
    “Se io fossi ferro le persone speciali per me SAREBBERO calamita” non farci caso è l’abitudine a correggere, scusa l’intrusione…

  40. Io vi leggo, sono qua, ogni tanto ci sono, scrivo, leggo, amo, amo molto, sogno e mangio. Poco.
    Sono curiosa, leggo voi, soprattutto alcuni di voi.
    A presto, Margherita

  41. BUONGIORNO SERGIO,HAI TREMENDAMENTE RAGIONE!!!LE BASI DI UN’ESSERE UMANO SI GETTANO SULL’INFANZIA …SOLO CHE E’UN PERCORSO TROPPO ARDUO E NON SEMPRE SI HA IL CORAGGIO DI RIVEDERE…MEGLIO DIMENTICARE…O FORSE NO…GRAZIE DEL TUO COMMENTO,TORNA SE VUOI A TROVARMI.

  42. sono anche io interessato a conoscere qualcosa di Margherita.
    chi ferquenta il blog di Sergio (non lo dico per fare un complimen to a sergio, ma perchè ci credo) è una di quelle persone che io definisco “speciali”.
    Speciale per me è fantasia, ecletticità ed una vena di pazzia (vero Fuss)
    E se io fossi ferro, le persone speciali per me sono calamita.
    ciao
    gianpaolo

  43. Eh, sì, Gianpaolo… l’ho letto anch’io, ma giuro che non mi ha influenzato quando ho scritto quel mio pezzo! Anche tu Margherita l’hai letto? Brava. Ma chi sei tu? Cosa fai nella vita? Da dove vieni? Scrivi anche tu?

  44. Giampaolo… quel romanzo l’ho letto in una notte d’estate in un agriturismo…
    Stupendo, veramente stupendo. Grazie per aver fatto rivivere in me le sensazioni che mi hanno dato le righe di quel libro.
    Ciao, marghe

  45. bello il tuo pezzo Sergio.
    Se posso consigliare un libro sull’argomento (lo avrai di sicuro letto, l’invito è esteso a chiunque) è MEMORIA DELLE MIE PUTTANE TRISTI di gabriel Garsia Marquez.
    A me è piaciuto moltissimo la delicatezza e la leggerezza con cui GGM racconta la vicenda.
    Gianpaolo

  46. Le dita della strega. Dita che fremono, che non trovano pace fra i capelli, la destra che posa lo smalto nero sulla sinistra e la sinistra che, insicura, compie lo stesso lavoro sulla destra.
    Dita sempre in movimento, che si sfiorano le labbra, che stringono altre mani, che accarezzano, che indicano l’orizzonte, che mandano affanculo, che battono i tasti di un computer.
    Dita che danno piacere e che sanno muoversi sulla carne, sulla pelle, fra le cosce. Dita che salutano, dita che ti fanno cenno di venire qui, dita che ti dicono di aspettare.
    Le dita parlano, senza parole. Si muovono, sensuali, cattive, prepotenti. Dita di strega.
    Dita che non sanno aspettare, dita “viziate”, dita “stronzette”, dita che vogliono, sempre.
    Le dita bianche della mano destra, le dita nere della sinistra. Pregano, contrapposte, incongruenti, irrispettose, ingenue. S’intrecciano, si amano, ci cercano.
    Dita che quando indicano qualcosa, è già loro prima ancora di toccarla. Dita che si alzano al cielo, supplicano e ottengono. Dita che coprono il viso in lacrime, che asciugano, che disprezzano.
    Dita di strega.
    Dita che si muovono al ritmo orientale di una danza, che volano nell’aria alla ricerca di un qualcosa che non c’è. Cercano, s’insinuano nel vuoto, afferrano, si chiudono a pugno, si riaprono e dentro c’è il sogno cercato da sempre: la libertà. Ma è un sogno che svanisce. La libertà ha un prezzo altissimo, la libertà è sbattere la testa contro un muro per gli amori perduti, i figli non vissuti, le scelte sbagliate. La libertà è sbagliare da solo, ferire ma non uccidere, osare ma osare per amore, morire ma morire per amore.
    Dita che cercano la libertà, dita che afferrano le sbarre di una prigione, dita che nascondono il viso, per pudore, per vergogna, per dispiacere, per gioia.
    Dita libere, dita che afferrano l’amore e non lo lasciano scappare. E se scappa, quelle dita lasciano andare, senza rimpianti. Rimane solo la sofferenza.

  47. Ciao Sergio,
    ti ribattezzo mio maestro! ;o)
    Il pezzo mi ricorda il personaggio
    della Mazzantini: ‘Italia’.

    Vorrei leggere uno dei tuoi libri.
    Quale mi consigli per iniziare a conoscerti?

    ciao! Buona domenica.